Delibera Consiglio regionale 21 Novembre 1996, n. 487

  • Emanante: 3
  • Regione: Emilia Romagna
  • Fonte: B.U.R.
  • Numero fonte: 87
  • Data fonte: 18/09/1997
Indirizzi e priorita' per la formazione professionale e per l'orientamento - triennio 1997-99 (proposta della giunta regionale in data 7 ottobre 1996, n. 2439)

Delibera:

  • Di approvare gli “indirizzi per la programmazione delle attivita’ di formazione professionale e di orientamento, regionali e delegate alle amministrazioni Provinciali. Triennio 1997-99” che costituiscono Parte Integrante della presente deliberazione;
  • Di dare atto che le amministrazioni Provinciali sono tenute, in sede di formulazione e approvazione dei rispettivi programmi e piani di attivita’ di formazione professionale e di orientamento relativi al triennio 1997-99 a conformarsi agli indirizzi programmatici di cui al precedente punto 1);
  • Di disporre ai sensi dell’art. 21 della l.r. 19/79 piu’ volte citata la pubblicazione dei presenti indirizzi sul Bollettino Ufficiale della Regione

“indirizzi e priorita’ per la formazione professionale e per l’orientamento – triennio 1997-1999”

Indice

Premessa

Ruoli ed apporti per il governo del sistema

Indirizzi generali

  • 2.1 una meta: il lavoro
  • 2.2 un partner indispensabile: l’impresa
  • 2.3 un soggetto da valorizzare: la famiglia priorita’ per ambiti specifici il sistema formativo
  • 4.1 sistema qualita’
  • 4.2 sistema amministrativo

Indirizzo per l’attuazione della delega

Le azioni regionali

Ambito di applicazione

Premessa

La definizione degli indirizzi 1997/99 per la formazione professionale e per l’orientamento si colloca in una fase di forte dibattito a scala nazionale sulla formazione e sul lavoro per innalzare complessivamente il livello di scolarita’ e creare le condizioni per assicurare continuita’ di accesso alla formazione per tutto l’arco della vita, ponendo le basi per un riassetto complessivo delle funzioni dei vari soggetti pubblici e privati in tale direzione. Si registra attualmente in Italia una crescente attenzione alla questione formativa. I punti di convergenza tra le forze sociali e politiche nazionali, sanciti negli accordi del 23 luglio e del 24 settembre 1996 tra governo e parti sociali, fanno proprie le grandi linee delle direttive comunitarie in materia di lavoro, educazione e formazione, e corrispondono in gran parte ad orientamenti gia’ sperimentati o gia’ patrimonio acquisito del sistema formativo regionale. In particolare, l’accento posto a livello nazionale sul coordinamento tra le istituzioni; sulla collaborazione ed integrazione tra i vari segmenti del sistema educativo/formativo; sulla esigenza di individuare gli strumenti per favorire la partecipazione delle parti sociali; sulla ricomposizione delle politiche pubbliche favorendo il collegamento tra mondo della ricerca, sistema produttivo e formazione; l’attivazione di un sistema permanente di ricognizione della quantita’/qualita’ dell’offerta formativa, corrispondono a scelte condivise dall Regione e possono contare in emilia-romagna su un patrimonio rilevante di esperienze e di capacita’ progettuali diffuse nel sistema, che ne mettono in luce potenzialita’, limiti e condizioni di sviluppo. Altri apsetti di tali accordi richiedono ulteriori precisazioni a scala nazionale e dovranno essere affrontate per la prima volta a scala regionale, in particolare per quanto riguarda la riforma dell’apprendistato e dei cfl e l’attivazione di tutti i percorsi individuali di formazione permanente. Al di la’ dei margini di incertezza legati ai tempi e alle modalita’ operative di adozione del riassetto a livello nazionale, che richiedera’ inevitabilmente tempi non brevi per giungere a compimento, sussistono pertanto le condizioni per adottare i nuovi indirizzi regionali 1997/99, riservandoci di adeguarli successivamente, in particolare per quanto concerne l’ulteriore trasferimento di competenze previste dallo stato alle Regioni. Per quanto riguarda lo scenario sociale ed economico della nostra Regione tratteggiato anche dal rapporto del luglio 1996 dell’osservatorio regionale, rispetto al precedente periodo 1994/97 alcune condizioni si sono modificate. All’emergere di esigenze non soddisfatte di professionalita’ per l’industria corrisponde anche l’affermarsi di un calo strutturale dell’occupazione nelle societa’ avanzate che rende prioritario un impegno sul fronte dell’innovazione e della formazione continua. Inoltre, il maturare delle condizioni per la sperimentazione di una integrazione forte tra le funzioni inerenti al governo del mercato del lavoro (orientamento, formazione, domanda e offerta di lavoro) puo’ renderne piu’ efficiente il funzionamento anche alla luce della convenzione stipulata nel gennaio 1996 tra Ministero del lavoro e Regione emilia-romagna. Con gli indirizzi 1994/97, il Consiglio regionale aveva identificato con maggiore precisione le responsabilita’ programmatorie affidate alle amministrazioni Provinciali, e aveva contemporaneamente per la prima volta affermato l’unitarieta’ del sistema regionale della formazione professionale e dell’orientamento nelle sue varie articolazioni, Provinciali e regionali. Tale opzione aveva comportato l’adozione di un sistema omogeneo e piu’ semplice di regole e di procedure per programmare, finanziare, gestire e controllare l’insieme dei piani di formazione, dando stabilita’ e certezze ai vari attori del sistema formativo. Con tali indirizzi, la Regione aveva anche aperto un processo molto innovativo per rafforzare l’autonomia e la capacita’ imprenditoriale dei soggetti gestori, sia privati che pubblici, tentando di aprire – a scala nazionale e a scala comunitaria – nuovi spazi di flessibilita’ amministrativa, introducendo in modo generalizzato procedure concorsuali per l’affidamento delle attivita’, e riposizionando sempre di piu’ il ruolo della Regione sulla funzione di indirizzo, coordinamento e controllo nonche’ sulla gestione delle attivita’ strategiche di interesse regionale. Inoltre – dando per scontato la presunta imminente adozione dell’attesa riforma della scuola secondaria superiore, – gli indirizzi 1994/97 avevano accelerato il processo di riduzione della formazione di base a favore dei percorsi integrati tra formazione e scuola e a favore della formazione continua, prevedendo la messa in campo di strumenti straordinari per aiutare gli enti gestori a ridurre e riconvertire gli esuberi di personale generati dal calo drastico della formazione di base. Durante il biennio 1994/96, molto e’ stato fatto per dare attuazione a queste scelte di fondo: la formazione di base e’ passata, nel biennio 1994/96, da 291 a 139 corsi annui, mentre i percorsi integrati con la scuola sono raddoppiati mantenendo gli obiettivi quantitativi posti dagli indirizzi. Non e’ stato peraltro possibile dare completa attuazione agli accordi per la riduzione e riconversione del personale degli enti gestori. Provvedimenti di carattere nazionale sono attesi in tale senso. Nel contempo, la formazione continua ha potuto svilupparsi grazie alla pronta e coraggiosa attivazione del programma operativo fse ob.4, per la quale Regione forze sociali ed enti di formazione si sono congiuntamente assunti il rischio di una partenza “senza rete”, in assenza di adeguate norme di recepimento a livello nazionale. Nel secondo anno di attuazione dell’fse ob.4, alle province e’ stata assegnata una quota di risorse, che gli ha consentito di sperimentare le nuove regole gestionali del fondo sociale e di programmare un arco piu’ vasto di offerta formativa a livello territoriale. Uno sforzo rilevante e’ stato compiuto dalle province e dalla Regione per omogeneizzare le procedure e per concordare le regole di un sistema informativo Comune anche se tale sforzo di omogeneizzazione deve ancora essere perfezionato e portato a termine. L’approvazione definitiva da parte della comunita’ dei programmi operativi fse 1994/99 ha introdotto fattori di rigidita’ non previsti inizialmente, modificando di conseguenza l’articolazione dei ruoli e delle responsabilita’ tra Regione e province. Per quanto riguarda la semplificazione e flessibilizzazione delle procedure amministrative, le difficolta’ esterne incontrate sono state piu’ ampie del previsto, le nostre proposte non hanno trovato a livello nazionale e comunitario l’attenzione auspicata. Occorrera’ mettere in campo nuovi strumenti per gestire la transizione prima di portare a compimento il disegno complessivo di omogeneizzazione, semplificazione e flessibilizzazione delle procedure, che resta una condizione basilare da raggiungere. Per quanto riguarda lo stato di avanzamento del riordino dei cfp pubblici, il ritardo nell’approvazione della l.r. 54/95 non ha consentito di procedere alla stipulazione di tutti gli accordi di programma previsti con i comuni e le province per la definizione delle nuove forme gestionali, delle missioni strategiche e del passaggio di personale e risorse strumentali e finanziarie. Sono tuttavia in fase avanzata di negoziazione gli accordi relativi a 9 su 11 nuove forme gestionali previste, che prevedono in generale una forte razionalizzazione del sistema mediante accorpamenti dei centri pre-esistenti e mobilita’ del personale. In continuita’ con numerose scelte operate nel precedente triennio, per far fronte a nuove esigenze che emergono dal tessuto sociale e dal sistema produttivo nonche’ per cogliere le opportunita’ che si aprono ora a livello nazionale, le scelte di fondo che caratterizzano gli indirizzi 1997/99 finalizzati allo sviluppo della nostra Regione possono essere cosi’ sintetizzate:

  • Riaffermazione delle politiche formative quale Parte Integrante delle politiche del lavoro, delle politiche di sviluppo aziendale e delle politiche di area;
  • Rafforzamento della concorrenza, della selettivita’ e della trasparenza delle scelte di affidamento delle attivita’, sulla base di criteri di qualita’, efficacia ed efficienza dei progetti e degli organismi di formazione;
  • Rafforzamento della scelta di raccordo strutturale e di integrazione selettiva tra sistema dell’istruzione e sistema della formazione e dell’orientamento;
  • Contributo, attraverso la formazione, alla riduzione delle disuguaglianze e deficit di opportunita’ dei soggetti a vario titolo svantaggiati;
  • Maggiore potere contrattuale e maggiori garanzie agli utenti (partecipanti, imprese, famiglie) in un approccio di “qualita’ totale” del servizio prestato;
  • Ulteriore rafforzamento della dimensione europea della formazione e graduale apertura verso le collaborazioni extraeuropee, compatibilmente con le risorse disponibili;
  • Ulteriore graduale affidamento di risorse alle province, garantito dalla unicita’ di regole e di comportamenti all’interno del sistema formativo regionale;
  • Rafforzamento del ruolo strategico della Regione per orientare i processi di innovazione, monitorare e controllare i piani di attivita’, valutare i risultati e gli impatti, basandosi sulla concertazione come modalita’ fondamentale per la definizione delle scelte e delle priorita’.

Tenuto conto del nuovo assetto delle competenze tra Consiglio regionale e giunta, nonche’ dei compiti attribuiti ai dirigenti con la l.r. 31/94, i presenti indirizzi assumono uno stile diverso da quelli precedenti, snello ed essenziale, limitandosi ad operare le scelte di fondo di natura politica, e rinviando alle direttive attuative della giunta e alle determinazioni dei dirigenti tutti gli aspetti tecnico amministrativi legati alla operativita’ del settore.

I. Ruoli ed apporti per il governo del sistema

Il partnerariato interistituzionale Regione-province deve costituire il modo per la programmazione e il coordinamento delle politiche formative, dell’orientamento e del lavoro, in un quadro di rafforzamento delle deleghe che vede le province titolari di tutte le iniziative a valenza territoriale. La concertazione con le forze sociali per l’identificazione delle scelte e delle priorita’ costituisce la base del sistema e deve consentire un adattamento continuo alle sollecitazioni esterne, per un governo consensuale delle regole e delle risorse. In effetti, l’apporto delle forze sociali risulta determinante come interlocutore privilegiato sia per la Regione che per le province. Nei precedenti indirizzi 1994/97, sono stati definiti gli attori principali del sistema formativo con i vari ruoli e responsabilita’ da essi ricoperti ai vari livelli, e si intende confermare qui la validita’ di quanto gia’ stabilito. Alla luce dell’esperienza pregressa occorre tuttavia introdurre alcuni miglioramenti e razionalizzazioni nel sistema di relazioni, tenendo anche conto del modello di concertazione adottato a livello nazionale con l’accordo del 23 luglio 1993. In analogia con l’attivazione del “comitato nazionale di concertazione sul mercato del lavoro e sulla formazione” previsto dall’accordo nazionale sopracitato, la Regione intende attivare il “comitato regionale di concertazione sulle politiche formative e del lavoro”, da costituire formalmente, al quale fare partecipare gli assessori Provinciali e rappresentanti per ciascuna delle parti sociali. Il compito di tale comitato e’ quello di proporre indirizzi e priorita’ a carattere generale (indirizzi pluriennali, politiche di utilizzo delle risorse finanziarie e strategie di acquisizione di risorse, predisposizione dei programmi operativi comunitari, avvio dei processi di innovazione e sperimentazione regionali), e di verificare i risultati delle politiche concertate. In funzioni delle tematiche affrontate ed al fine di verificare la praticabilita’ delle scelte, il comitato potra’ associare anche altre componenti. Le province dovranno istituire e formalizzare un analogo comitato di concertazione per la predisposizione degli atti programmatici Provinciali e per la valutazione dei risultati. Relativamente alle scelte programmatiche gia’ assunte, verra’ attivato a scala regionale un “comitato di sorveglianza” formalmente costituito sulla attuazione dei programmi operativi fse, che costituira’ la replica di quello attivato dalla comunita’ a scala nazionale, associando i dirigenti responsabili dei vari piani Provinciali e regionali che usano risorse fse e rappresentanti delle forze sociali regionali, per analizzare l’andamento delle attivita’ e rettificare, se necessario, le caratteristiche della programmazione inizialmente prevista, nonche’ per verificare il rispetto delle priorita’ e delle procedure concordate. Nell’ambito dei tetti Provinciali assegnati, il comitato di sorveglianza potra’ adottare tutte le modifiche necessarie relative agli assi e agli obiettivi fse, all’interno del margine di oscillazione consentito; potra’ altresi’ proporre alla Giunta regionale e alle province rettifiche di entita’ superiore, nonche’ variazioni dei tetti Provinciali gia’ assegnati. Relativamente alle procedure e alle modalita’ tecnico operative di applicazione delle decisioni gia’ assunte, i servizi regionali attiveranno ogni volta che sara’ necessario tavoli tecnici di confronto con gli enti di formazione, al fine di affinare le regole operative di gestione che consentano al sistema di funzionare non solo in modo legittimo ma anche in modo efficiente. Sempre in analogia con quanto previsto dalla comunita’ nei confronti dei po nazionali, la predisposizione del rapporto di valutazione sull’efficacia dei programmi e delle politiche formative verra’ affidata ad un valutatore esterno autonomo. Le forme di partnerariato con altri livelli istituzionali dotati di autonomia, in particolare con la scuola e con l’universita’, gia’ corpose e significative, potranno essere ulteriormente rafforzate utilizzando a pieno gli strumenti previsti dalla l.n. 142. Un discorso a parte merita il coinvolgimento dell’utenza e delle famiglie, che va fatto su materie diverse da quelle attinenti agli indirizzi e alle politiche, come ad esempio sulle condizioni di fruibilita’ dei servizi formativi, sulla loro qualita’ e adeguatezza, definendo peraltro criteri per l’individuazione e il riconoscimento di organismi di rappresentanza. A scala regionale, d’intesa con le altre Regioni, l’emilia-romagna intende operare per accentuare le forme di cooperazione tra Regioni e le varie istanze del governo centrale e della Comunita’ Europea, per la messa a punto degli interventi di interesse nazionale e comunitario, nonche’ per la realizzazione congiunta di progetti di Comune interesse.

Ii.

Indirizzi generali

2.1 una meta: il lavoro

Se il lavoro costituisce la risorsa piu’ importante per lo sviluppo di una societa’ regionale basata essenzialmente sulla trasformazione e sull’export di beni e servizi, la formazione professionale costituisce un fattore essenziale di sviluppo, forse il piu’ importante, per la competitivita’ delle imprese, per la mobilita’ e per lo sviluppo dell’occupazione. Inoltre, il lavoro ricopre per ciascuno funzioni essenziali di integrazione sociale, di espressione e di sviluppo personale che la preparazione professionale deve prendere in considerazione: oltre all’ottenimento del primo lavoro e al suo mantenimento nel tempo, anche la trasmissione del patrimonio socio-professionale piu’ ampio e l’apprendimento dell’autonomia debbono rientrare negli obiettivi formativi. In questa chiave, si pone rilievo alla vera specificita’ della formazione professionale nei confronti degli altri sottosistemi formativi, sviluppando le potenzialita’ attraverso il raccordo con i servizi connessi alle politiche del lavoro, alle politiche sociali (con specifica attenzione alle fasce deboli), all’integrazione con gli altri segmenti del sistema educativo, ai progetti integrati di sviluppo settoriale e territoriale. In questa prospettiva e’ fondamentale estendere il servizio di formazione professionale oltre la corsualita’, attraverso progetti e percorsi integrati che ricomprendono la ricerca – intesa come analisi del fabbisogno formativo e professionale, l’orientamento – inteso come accoglienza, bilancio delle competenze, tutoraggio oltre che come informazione -, i servizi di consulenza, l’accompagnamento al lavoro e il sostegno alla creazione di impresa. E’ altresi’ fondamentale connettere la formazione con l’insieme degli strumenti di politica del lavoro quali l’adozione di incentivi per l’occupazione, la creazione di nuovi servizi per l’impiego ed il sostegno ad iniziative per lo sviluppo territoriale. Nella nostra Regione la finalizzazione della formazione al lavoro e allo sviluppo della professionalita’ intesa in senso ampio costituisce gia’ da tempo una scelta ed un impegno per tutti gli attori del sistema formativo. Puo’ sembrare pertanto scontato richiamare la centralita’ del lavoro nei processi formativi ed educativi. In realta’, le tecnologie della informazione hanno trasformato radicalmente, negli ultimi anni, la natura del lavoro e l’organizzazione della produzione indirizzando le imprese verso modelli organizzativi piu’ flessibili e piu’ decentrati, dando impulso a modalita’ di relazioni nuove all’interno del sistema delle imprese e sviluppando forme di lavoro fondate sulla cooperazione, per le quali l’autonomia, le capacita’ relazionali e di adattamento rappresenteranno fattori cruciali. Il nostro approccio al lavoro e alla formazione deve assumere l’esistenza di attivita’ variamente articolate in una complessa tipologia di forme di rapporti giuridici e contrattuali, di livelli di tutela, in riferimento ai quali non regge piu’ la distinzione tradizionale tra lavoro dipendente e lavoro autonomo: il diffondersi di forme di lavoro diverse da quelle del classico rapporto di subordinazione a tempo pieno o indeterminato, nelle quali VI e’ per l’appunto un indebolimento delle caratteristiche tipiche della subordinazione, una maggiore autonomia del prestatore d’opera e una minore stabilita’ dei rapporti di lavoro pongono problemi del tutto nuovi – sui quali riflettere – anche per la formazione. La distanza profonda fra sistemi educativi-formativi e processi lavorativi perdurante nel nostro paese, ha contribuito a determinare le precondizioni per la disoccupazione strutturale di alcune fasce di giovani, a rendere piu’ profonda la distanza fra aspirazioni delle giovani generazioni ed esigenze delle imprese, fra la spinta verso il lavoro imprenditoriale e la disponibilita’ o la preparazione dei giovani ad assumerne rischi e responsabilita’. Questo insufficiente raccordo tra educazione, formazione e lavoro deve vedere la formazione professionale protagonista di una grande innovazione strutturale, attraverso lo sviluppo di percorsi flessibili ed integrati, tesi a rafforzare tutte le forme stabili di collegamento tra organismi di formazione, sistema produttivo, ricerca scientifica e tecnologica, tenendo conto delle reali e segmentate esigenze del mercato del lavoro, sempre piu’ articolato in micro-mercati ciascuno dei quali funziona con proprie regole. Il nostro approccio al lavoro e alla formazione deve assumere l’esistenza di attivita’ variamente articolate in una complessa tipologia di forme di rapporti giuridici e contrattuali, di livelli di tutela, in riferimento ai quali non regge piu’ la distinzione tradizionale tra lavoro dipendente e lavoro autonomo. Occorre utilizzare e finalizzare tutti gli strumenti disponibili per disporre di adeguate analisi e per anticipare la conoscenza dei mutamenti in atto e delle esigenze di professionalita’ nel mercato del lavoro, e cio’ a piu’ livelli: da una parte attraverso la riforma dell’osservatorio regionale del mercato del lavoro, che deve assumere forme piu’ leggere di intervento per orientare l’analisi, promuovere strumenti conoscitivi previsionali tempestivi sulle tendenze in atto, facendo ricorso a metodologie innovative, e svolgere un efficace ruolo di supporto alla Regione nelle scelte di politica del lavoro; d’altra parte attraverso la messa in campo di bandi e progetti integrati tra attivita’ formative ed azioni di accompagnamento (“assistenza tecnica”) che consentano agli organismi di formazione e di ricerca di utilizzare contestualmente una pluralita’ di strumenti di analisi e di risposte ai problemi, finalizzati ad aree trasversali, a segmenti specifici di lavoro, o ad aree territoriali corrispondenti a bacini locali di occupazione. La priorita’ assegnata ad un approccio “bottum-up” nella programmazione delle attivita’, richiesto dalla Comunita’ Europea, deve consentire una risposta mirata ai problemi occupazionali e lavorativi partendo da contesti locali piuttosto che da scenari programmatici generali, e valorizzare il ruolo di “promotori” delle iniziative da parte di una pluralita’ di soggetti attivi sul territorio, quali le associazioni di categoria, gli organismi di formazione, le imprese, gli enti locali ed altri soggetti protagonisti dello sviluppo. Occorre rafforzare la valutazione della attendibilita’ occupazionale dei singoli progetti proposti all’approvazione, tenendo conto prioritariamente dei risultati occupazionali di precedenti iniziative analoghe e della prospezione, corso per corso, dei possibili sbocchi occupazionali. La realizzazione di un sistema di valutazione dell’efficacia occupazione dell’attivita’ corsuale rappresenta un obiettivo prioritario che puo’ fornire importanti elementi conoscitivi per un’efficace programmazione della formazione professionale. La rivalutazione della formazione pratica e del “saper fare”, indispensabile a tutti i livelli di professionalita’, deve consentire una piu’ forte motivazione all’apprendimento; particolarmente rilevante appare questa opportunita’ per intervenire sul fenomeno della dispersione scolastica, che oggi rappresenta anche in emilia-romagna un insopportabile spreco di risorse umane ed economiche. La “formazione pratica” va sviluppata anche ai livelli medio alti di professionalita’: cio’ significa finalizzare la teoria alla comprensione del significato delle cose, delle situazioni complesse, dei meccanismi di funzionamento; significa ricorrere sempre piu’ alle tecnologie educative, utilizzando i nuovi “modi di produrre” anche come “modi per apprendere”; significa sviluppare simulazioni di imprese ed altre metodologie nuove che richiedono sperimentazioni ed adeguati percorsi di sostegno. Per rispondere alle nuove esigenze del lavoro, una Parte Importante della formazione verra’ dedicata alle “competenze chiave” necessarie per tutti i profili professionali: capacita’ relazionali e competenze organizzative, padronanza delle tecnologie informatiche e della comunicazione, padronanza delle lingue estere tecniche, creativita’, ricerca della qualita’, in stretta relazione con le tematiche specifiche dei profili professionali. A tale proposito, le donne, che da sempre manifestano uno spiccato interesse e una particolare predisposizione per la gestione dei rapporti e delle relazioni, possono ricavare nuove opportunita’ occupazionali qualificate in relazione a nuovi ruoli professionali funzionali ad una organizzazione flessibile del lavoro; piu’ in generale, la formazione deve contribuire in modo determinante a superare il difficile rapporto che e’ sinora esistito tra donne adulte e organizzazione tradizionale del lavoro, in una moderna accezione del concetto di pari opportunita’. Per i giovani, occorre sviluppare l’uso coordinato di tutti gli strumenti che, oltre alla valenza “formativa”, hanno anche una valenza per facilitare l’inserimento lavorativo, che si tratta delle scelte e delle modalita’ di svolgimento degli stages aziendali o di quelli di supporto all’inserimento al lavoro (orientamento e servizi per l’impiego). Lo strumento dei tirocini, recentemente valorizzato anche in ambito nazionale, puo’ rappresentare un’opportunita’ da cogliere per accrescere le opportunita’ di ingresso dei giovani nelle imprese. In generale, deve essere valorizzato un approccio imprenditivo che favorisca un atteggiamento attivo nella ricerca e nella creazione di occasioni di lavoro e di occupazione. Per le persone che, per diversi motivi, partono svantaggiate nella ricerca del lavoro, la formazione professionale deve dedicare il massimo delle attenzioni e mettere in campo una gamma “rafforzata” di strumenti, aiutando ciascuno a valorizzare il piu’ possibile le attitudini e le abilita’ possedute. Attorno a tali progetti di formazione, occorrera’ mobilitare e fare cooperare a scala locale tutte le forze in grado di contribuire alla ricerca del lavoro (enti di formazione, enti locali, uffici di collocamento, volontariato e associazioni varie, imprese, servizi sociali e sanitari) dando vita a vere e proprie reti locali di supporto all’inserimento professionale e lavorativo delle persone in difficolta’. Una considerazione particolare va riservata agli immigrati, la cui presenza sul territorio regionale comporta ricadute importanti in termini di inserimento lavorativo e di integrazione sociale. Sulla scorta delle analisi demografiche ed economiche relative alla societa’ regionale, appare evidente che gli immigrati non sono un fenomeno contingente, bensi’ possono rappresentare una risposta alle esigenze del mondo produttivo tanto piu’ positiva quanto piu’ siano collocati al centro di progetti formativi finalizzati al riconoscimento ed alla valorizzazione delle competenze. Riconoscere la centralita’ del lavoro non significa peraltro esaurire le aspettative di integrazione sociale che gli immigrati esprimono e che, se soddisfatte, contribuiscono a sconfiggere diffidenze e pregiudizi con approccio costruttivo alla convivenza in una societa’ multietnica. La formazione professionale puo’ giocare un ruolo fondamentale anche in tale direzione, in particolare attraverso la realizzazione di attivita’ formative a supporto dei soggetti che offrono servizi agli immigrati, nei vari ambiti del vivere quotidiano che troppo spesso rappresentano le vere barriere all’integrazione. In tale senso, le politiche di integrazione dovranno essere perseguite sia sviluppando iniziative specifiche, sia favorendo la presenza di immigrati nelle normali attivita’ di formazione e di orientamento. Nel caso di portatori di handicap fisici e mentali, bisognera’ anche utilizzare appieno le potenzialita’ espresse dalle cooperative sociali che presentano una specificita’ di ruolo definita anche dalla l.r. 7/94 e favorire lo sviluppo di una rete di laboratori operanti nel settore no profit per offrire opportunita’ lavorative. E questo non solo per un dovere di civilta’ e di solidarieta’ nei confronti delle persone in difficolta’ (adulti disoccupati, portatori di handicap, detenuti, tossicodipendenti, giovani senza titolo di studio o senza motivazioni al lavoro…). La formazione e il positivo inserimento lavorativo di tutte le persone in possesso di abilita’ residue rappresenta anche una non trascurabile opportunita’ di sviluppo, di arricchimento delle relazioni sociali e dei rapporti di vicinato. Due emergenze inoltre dovranno essere prese in seria considerazione e dare luogo a progetti regionali e territoriali mirati atti a contrastare tendenze di fondo negative per l’economia regionale. E’ indubbio che si sta perdendo la cultura tecnica che ha rappresentato sino ad ora un vantaggio competitivo originale del sistema produttivo regionale. E’ altresi’ indubbio che molte piccole imprese, economicamente sane, non hanno successore e si confrontano con il difficile problema del ricambio generazionale. Di fronte a questi due punti critici la formazione professionale, e soprattutto l’orientamento, dovranno contribuire con azioni innovative e di sensibilizzazione verso la scuola e verso le famiglie, ad affiancare l’impegno delle categorie imprenditoriali per reagire a queste tendenze pervasive e rilanciare il valore della cultura tecnica e dell’imprenditorialita’. In particolare l’orientamento puo’ svolgere un ruolo centrale in raccordo con le azioni formative e le azioni per favorire l’inserimento nel lavoro. L’orientamento va interpretato sia come una funzione propria della formazione professionale e dei servizi per l’impiego sia come una piu’ vasta area di competenze che agisce quale strumento di accompagnamento sui passaggi fra e nei percorsi formativi, fra i percorsi formativi e il lavoro e fra il lavoro ed ulteriori occasioni di formazione. A tale proposito verranno assicurate dalla Regione azioni di supporto, sia per la formazione degli operatori sia per la gestione dei colloqui orientativi, di specifici moduli formativi e di consulenza individuale e di gruppo. Verranno inoltre sperimentate metodologie di bilancio di competenza per i lavoratori adulti. Formare per il lavoro significa che gli enti di formazione debbano mantenere e rafforzare l’impegno per tenere conto sia delle esigenze delle imprese sia delle aspirazioni e caratteristiche personali dei candidati alla formazione, aiutando ciascuno a trovare la propria collocazione e ad acquisire la relativa professionalita’, in un mercato del lavoro mutevole sempre piu’ denso, esigente e complesso. Per quanto riguarda il supporto all’inserimento lavorativo dei giovani e al reinserimento degli adulti disoccupati, si ribadisce l’impegno strategico che gli organismi di formazione – da soli, in collaborazione o attraverso altri soggetti -, sono chiamati ad assolvere nell’ambito di percorsi formativi che non finiscono con l’attivita’ corsuale e con il rilascio di un attestato di competenze, ma che debbono necessariamente proseguire con forme diversificate di sostegno per la ricerca del lavoro e di “accompagnamento” all’inserimento lavorativo o all’avvio di un’attivita’ autonoma. Le modalita’ di finanziamento delle attivita’ formative dovranno tenere adeguatamente conto di questa scelta strategica e poter contare sull’uso complementare e sinergico degli “aiuti all’occupazione” previsti dalla Legge regionale attualmente all’attenzione del consiglio. Ribadire la centralita’ del lavoro significa quindi dedicare la necessaria attenzione non solo alla finalizzazione delle attivita’ formative classiche “al lavoro”, agli squilibri professionali e alla formazione delle persone con maggiori difficolta’ occupazionali, ma anche alla realizzazione di servizi tesi a produrre l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. La molteplicita’ delle azioni di informazione, formazione, stages aziendali e orientamento rappresentano un tassello importantissimo che deve mantenere la caratteristica di supportare prevalentemente le scelte lavorative e formative dei vari soggetti. La creazione di una rete integrata di servizi per l’impiego puo’ offrire un contributo importante nella direzione indicata. La realizzazione di servizi efficaci implica l’integrazione funzionale di competenze ed attivita’ oggi in capo a soggetti diversi, stato, Regione e province. L’obiettivo che ci si propone e’ quello di costruire un sistema integrato di servizi per il lavoro di cui l’orientamento e la formazione rappresentino la componente portante e che accompagnino i diversi momenti della vita lavorativa.

2.2 un partner indispensabile: l’impresa

L’acquisizione dei saperi nuovi, indispensabili alla organizzazione del lavoro derivante dall’uso massiccio e generalizzato delle tecnologie della informazione, non puo’ avvenire senza una collaborazione attiva delle imprese nell’attuazione dei processi di formazione professionale. Le imprese, assieme ai centri di ricerca applicata, sono diventate produttori importanti di nuove conoscenze e di nuovi saperi applicativi; come richiamato dal libro bianco “insegnare e apprendere, verso la societa’ cognitiva”, la facolta’ di innovazione e di rinnovamento dei sistemi produttivi dipende direttamente dai legami tra produzione del sapere e sua trasmissione tramite l’istruzione e la formazione. In emilia-romagna, il forte intreccio esistente tra associazioni di categoria, sindacati, tessuto associativo ed organismi di formazione ha gia’ generato innumerevoli forme di coinvolgimento delle imprese – piccole, medie e grandi, in forma sia singola che associata -, nelle vari fasi di preparazione e di realizzazione delle attivita’ di formazione e di orientamento, e questa grande ricchezza ha contribuito a dare coesione, efficienza ed efficacia all’intero sistema produttivo e formativo. La sottolineatura del ruolo attivo importante e specifico che compete alle imprese nella fase di trasferimento e diffusione del know-how professionale non rappresenta pertanto elemento di discontinuita’ rispetto all’attuale assetto del sistema formativo regionale, bensi’ un elemento di ulteriore articolazione e crescita verso un assetto complessivo piu’ maturo, che vede come primi protagonisti di tale evoluzione le stesse forze sociali. In particolare, nella formazione al lavoro le imprese devono essere sempre piu’ coinvolte nella definizione dei profili professionali di maggiore interesse, e nei programmi e contenuti delle attivita’ formative. Nella formazione sul lavoro le imprese assumono un ruolo centrale e insostituibile al fine di realizzare interventi volti allo sviluppo e all’innovazione delle competenze professionali. Nella fase di attuazione dei percorsi formativi, le imprese saranno pertanto sempre piu’ chiamate a collaborare a pieno titolo con il sistema formativo, giocando un ruolo attivo di vero e proprio partner sociale a diversi livelli: per contribuire a diffondere le nuove competenze che provengono dalla esperienza aziendale; per contribuire nell’ambito di azioni concertate tra le parti sociali o promosse da organismi bilaterali, a diffondere modelli e rappresentazioni corrette della nuova organizzazione del lavoro, in particolare nell’area della produzione industriale ove l’attuale bassa propensione al lavoro dei giovani deriva spesso da una rappresentazione errata delle caratteristiche dei nuovi modi di produzione industriale; per creare un ambiente di lavoro positivo, atto a valorizzare le competenze acquisite nei processi formativi; per rendere il lavoro gratificante, specie per i giovani; per sviluppare nei propri dipendenti il desiderio di perfezionarsi e di progredire professionalmente; per offrire opportunita’ di inserimento sociale e di lavoro alle persone piu’ svantaggiate, contribuendo a mantenere un clima sereno di relazioni sociali e di solidarieta’ nei confronti delle categorie in difficolta’. Per quanto riguarda la definizione e lo sviluppo di piani aziendali di formazione, si ribadisce il valore della concertazione come metodo atto a garantire la condivisione dei progetti e l’aderenza con le esigenze ed aspirazioni delle varie componenti aziendali. La messa a punto e sperimentazione di modelli di cooperazione tra organismi di formazione ed imprese basati sulla efficacia formativa e sul rispetto dei diversi punti di vista presenti all’interno delle imprese medesime rappresenta uno dei temi di innovazione strutturale proposto ai vari attori del sistema.

2.3 un soggetto da valorizzare: la famiglia

Anche se l’aumento del numero delle donne che lavorano ha modificato il ruolo tradizionale della famiglia nella educazione dei figli, la peculiarita’ della organizzazione sociale ed economica della nostra societa’ regionale, fatta prevalentemente di micro imprese a conduzione familiare e di forte vita associativa, conferisce alla famiglia un ruolo importante non solo nei processi di crescita professionale, ma anche nei processi di investimento e nelle scelte produttive. Luogo di scambio culturale tra le generazioni, spesso luogo di investimento economico-produttivo e di adozione delle innovazioni, la famiglia e’ anche un ambito privilegiato in cui maturano e vengono sostenute le scelte professionali dei suoi componenti, sia giovani che adulti. E’ opportuno ricordare che per molte famiglie, la formazione professionale rappresenta ancora oggi l’unica strada, la “seconda chance” per rimotivare i propri figli allo studio o al lavoro a seguito di insuccessi o di abbandoni scolastici, per fare crescere attitudini e capacita’ non valorizzate nell’attuale sistema scolastico, per aiutarli a reinserirsi nei percorsi educativi o per avviarli al lavoro con almeno una qualificazione professionale, come raccomanda la Comunita’ Europea. La famiglia e’ anche purtroppo il luogo ove continua a permanere la segregazione formativa tra maschi e femmine, ove in troppe occasioni si continua ad orientare le ragazze verso percorsi scolastici e professionali prevalentemente “deboli”, da riorientare e completare successivamente. In un’ottica di qualita’ totale, la qualificazione dei servizi all’utente costituisce uno degli obiettivi prioritari della formazione professionale. Tale priorita’ traduce l’attenzione e la valorizzazione della “persona”, a partire dalla corretta definizione e dall’analisi dei bisogni, dall’impatto sociale e occupazionale, in accordo con le linee di una futura “carta dei diritti e dei doveri dei partecipanti alla fp”. Nella definizione di utenza della fp si ricomprende, oltre ai destinatari primi dell’azione formativa, anche una gamma ricca e complessa di soggetti destinatari indiretti ma ugualmente cointeressati: appunto le famiglie e le loro associazioni, i gruppi di appartenenza formali (associazionismo giovanile, sportivo, di volontariato), i gruppi di appartenenza informali, in una parola il “contesto” di appartenenza dell’utente finale. Le politiche formative devono pertanto coinvolgere la famiglia per farne emergere, potenziarne e valorizzarne le risorse, per prevenire o limitare le eventuali condizioni di svantaggio sociale, per contribuire a superare stereotipi e modelli culturali non piu’ rispondenti alle esigenze. Tra l’ente di formazione e famiglia risulta fondamentale una cooperazione che renda la famiglia stessa destinataria di azioni di orientamento, di azioni specifiche di sostegno, accanto e in maniera coordinata agli altri soggetti della formazione, e che la corresponsabilizzi nei percorsi di formazione iniziale rivolti ai minorenni. Nel caso delle categorie svantaggiate, tale cooperazione risulta fondamentale. Nell’area della formazione continua, per le iniziative formative rivolte alle pmi, alle imprese artigiane ed agricole, vanno sostenute tutte le forme di “coinvolgimento” che estendono la partecipazione ai corsi a piu’ componenti del nucleo familiare, per favorire l’adozione delle innovazioni e garantire l’efficacia formativa. Da questo punto di vista, la rapida diffusione della telematica nei processi formativi mediante il tele insegnamento, la formazione a distanza da fruire anche in piccoli gruppi presso l’azienda o presso il proprio domicilio, le esercitazioni di simulazione di impresa per “giocare” anche in famiglia consentono piu’ di prima di raggiungere un pubblico ampio, e di diffondere su grande scala i risultati dell’innovazione e della ricerca. Al fine di meglio definire gli ambiti specifici in cui e’ possibile valorizzare il ruolo della famiglia nei percorsi di formazione e di orientamento, nonche’ le modalita’ concrete e la “modellizzazione” di tale corresponsabilizzazione, la Regione intende proporre nel 1997/99 alcune sperimentazioni prima di estenderle all’insieme delle iniziative formative.

Iii. Priorita’ per ambiti specifici

La scelta di fondo per una formazione professionale di qualita’ – (finalizzata al lavoro, attenta alle esigenze, capacita’ peculiari, caratteristiche ed aspirazioni dei singoli partecipanti, flessibile e tecnologicamente avanzata nelle modalita’ di erogazione, decisamente aperta agli scambi transnazionali e ricca di confronti con le realta’ produttive piu’ significative), deve trovare negli organismi di formazione partners attenti e disponibili a collaborare attivamente con le forze sociali, le imprese e le fonti di innovazione, per tradurre le priorita’ generali in progetti specifici. Tali relazioni di partnerariato, attualmente sviluppate in modo non omogeneo all’interno del sistema, dovranno diventare sempre piu’ organiche e continuative, e costituire il vero motore per garantire la finalizzazione e la qualificazione delle azioni formative. In aggiunta agli indirizzi generali sinora formulati, che costituiscono il riferimento Comune a carattere trasversale per tutti gli ambiti della formazione e dell’orientamento, vengono di seguito definiti orientamenti e priorita’ per ciascuno degli ambiti specifici che compongono il sistema. Nell’area della formazione iniziale, la prospettiva prossima di innalzamento a 16 anni dell’obbligo scolastico comporta la possibilita’ di arricchimento in itinere dei piani di studio mediante brevi e specifici moduli aggiuntivi di formazione professionale, che saranno da concordare e gestire in modo integrato con la scuola, secondo quanto stabilito dalla legislazione nazionale. Nel frattempo, la mancanza di alternativa realistica per molti giovani espulsi dai percorsi scolastici, suggerisce di non abbassare il livello di guardia, di contrastare l’immissione nel mondo del lavoro di soggetti senza sufficienti competenze e titoli per affrontare l’attuale mercato del lavoro, senza tuttavia riproporre una formazione di base tradizionale, troppo lunga e costosa, pedagogicamente non adatta a chi ha gia’ rifiutato la scuola. Nell’attuale fase di transizione, bisogna promuovere diffuse sperimentazioni di modelli di formazione professionale iniziale capaci di essere percorso alternativo e ugualmente valido rispetto a quello proposto dalla scuola, da valutarsi sia rispetto ai destini occupazionali dei giovani partecipanti che rispetto al loro livello culturale finale. Tenuto conto dell’attuale elevato livello di attrattivita’ del mercato del lavoro nei confronti dei giovani senza qualificazione (giovani che rischiano tra qualche anno di diventare neo-disoccupati), bisogna anche promuovere su ampia scala nuovi seri percorsi di professionalizzazione in alternanza, specie nell’ambito dei contratti per causa mista, e qualificare l’azione dei formatori aziendali nell’ambito di tali contratti. Come suggerisce la Comunita’ Europea, a tali iniziative vanno destinati i formatori piu’ motivati e migliori, vanno selezionate le imprese piu’ sensibili e piu’ disponibili, perche’ i giovani spesso svantaggiati interessati a tali percorsi non possono rischiare di dover affrontare un ulteriore insuccesso. E’ necessario attivare anche un’azione di prevenzione della dispersione scolastica, attraverso azioni di supporto formativo e di orientamento che consentano ai giovani di maturare scelte consapevoli all’interno delle opportunita’ gia’ presenti, con l’obiettivo di evitare processi di espulsione dal sistema formativo nel suo insieme. L’esigenza di rafforzare e qualificare la formazione per l’inserimento nei contratti a causa mista, puo’ essere estesa anche a giovani non confermati a tempo indeterminato che dovranno affrontare la ricerca di un nuovo impiego. In tutti i casi, la formazione cofinanziata sviluppata nell’ambito dei contratti per causa mista deve rendere esplicita e verificabile la quantita’ e la qualita’ dei contenuti formativi, e le competenze in essi acquisiti debbono essere certificate. Nel segmento post-obbligo, occorre sviluppare un’offerta formativa molto diversificata cui fare ricorso a seconda delle esigenze, alla stregua di quanto avviene in altri paesi europei, valorizzando pienamente il ruolo dell’orientamento. L’area della formazione iniziale post qualifica (in prospettiva post nuovo obbligo) e della formazione superiore e’ ormai caratterizzata in emilia-romagna da processi spinti ed irreversibili di integrazione tra sistema scolastico, universita’ e sistema di formazione professionale, che si sono sviluppati sulla base di intese con gli atenei per quanto riguarda le lauree brevi e con il Ministero della pubblica istruzione per quanto riguarda i corsi post-qualifica e i corsi post-diploma. La collaborazine piu’ antica, avviata nell’area post-qualifica all’inizio degli anni 90 con gli istituti professionali statali, coinvolge in alcune province sino alla totalita’ dell’offerta formativa statale. Tenuto conto delle risorse limitate di cui dispone la Regione per tali attivita’, ogni ulteriore sviluppo della collaborazione potra’ avvenire solo a fronte di impegni del Ministero della pubblica istruzione tesi a cofinanziare tali iniziative. Tutta l’area della formazione post-diploma, che rappresenta un segmento strategico per le imprese, usufruisce di una offerta formativa matura e molto sviluppata sia nell’ambito dei piani Provinciali che a livello regionale. Tale offerta ha bisogno di un maggior presidio programmatico, di una razionalizzazione delle figure professionali per evitare possibili sovrapposizioni tra programmazione regionale e Provinciale. L’orientamento e’ quello di garantire una pluralita’ di offerta formativa che comprenda sia iniziative gestite autonomamente dagli enti di formazione professionale che iniziative gestite, secondo i casi, in collaborazione con le scuole secondarie superiori o con l’universita’, comunque sempre tramite gli enti di formazione. La collaborazione tra strutture educative e strutture formative mira ad avvicinare due mondi sinora concorrenti, tuttora molto distanti, ma ricchi di competenze interne, di strumentazioni didattiche e di risorse complementari, che possono essere reCiprocamente valorizzate nell’ambito di percorsi integrati in collaborazione con le imprese. La base indispensabile per garantire il consolidarsi e lo sviluppo delle collaborazioni tra i vari soggetti risiede nel reCiproco riconoscimento della pari dignita’ tra i vari segmenti formativi, scolastici ed universitari, e l’uso non strumentale delle iniziative da parte dell’uno o dell’altro dei soggetti attuatori associati. Per quanto riguarda le iniziative post-diploma integrate con la scuola secondaria superiore, la valutazione puntuale dei risultati delle sperimentazioni in corso dovra’ consentire di definire ambiti specifici, consistenze e condizioni per proseguire tale integrazione, tenendo conto delle risorse proprie che la scuola intende investire su tale segmento. Va ribadito il valore emblematico delle esperienze di studio-lavoro rivolte alla quasi totalita’ delle scuole secondarie superiori dell’emilia-romagna, che conferiscono alla nostra Regione un ruolo avanzato a livello nazionale. La collaborazione con l’universita’ per l’attivazione delle lauree brevi sara’ oggetto anch’essa a breve di una puntuale verifica della efficacia formativa e occupazionale, ed eventuali successivi impegni regionali saranno legati agli esiti di tale verifica. In un quadro di risorse comunitarie fortemente in calo per quest’area di attivita’, le iniziative formative post-diploma e post-laurea dovranno dare la priorita’ alle specializzazioni di particolare rilevanza sul piano della qualita’ professionale e dell’innovazione, privilegiando quelle legate ai nuovi bacini occupazionali, e ai profili professionali rivolti a giovani in possesso di titoli a bassa spendibilita’ nel mercato del lavoro. Anche in attesa di riferimenti nazionali in materia di crediti formativi, la Regione si candida per sperimentare, assieme al Ministero della pubblica istruzione e d’intesa con l’universita’, una prima applicazione sperimentale con definizione delle condizioni di passaggio in entrata e in uscita dall’istruzione alla formazione professionale e viceversa, crediti senza i quali la collaborazione tra i vari segmenti del sistema educativo e formativo perde la parte piu’ significativa del suo possibile impatto. Inoltre, in riferimento ad ambiti specifici di professionalita’ specie nell’area post-diploma, verranno sviluppate iniziative tese a riconoscere il valore della formazione professionale per l’accesso alla libera professione e per la libera circolazione dei lavoratori nello spazio europeo, mediante forme nuove di mutuo riconoscimento dei titoli e delle competenze acquisite. Come affermato a livello nazionale nei recenti accordi di luglio tra governo e forze sociali, “la formazione continua costituisce la nuova prospettiva strategica della formazione e l’affermazione del diritto del cittadino alla qualificazione e all’arricchimento della propria professionalita’”. Un impegno prioritario per il prossimo triennio dovra’ riguardare il consolidamento e l’estensione in emilia-romagna di un vero e proprio sistema della formazione continua, indispensabile per favorire l’innovazione e l’adattamento ai mutamenti tecnologici e organizzativi, orientato e sostenuto in fase di avvio con risorse pubbliche, ma in grado, successivamente di crescere e di svilupparsi anche autonomamente con le risorse private che le imprese e i lavoratori sceglieranno di investire per il mantenimento e per lo sviluppo del proprio capitale umano. Occorre elaborare strumenti e metodologie per incrementare e diffondere opportunita’ sia di specializzazione delle competenze rispetto alle attivita’ svolte, sia di cambiamento e di passaggio ad altre attivita’, IV i comprese quelle autonome. La Comunita’ Europea invita gli Stati membri a dare pari dignita’ sia all’investimento fisico che all’investimento in formazione. In Italia, i recenti accordi nazionali tesi ad incentivare l’investimento in formazione, dovrebbero rendere tale obiettivo piu’ realistico. Molte imprese hanno gia’ intrapreso il cammino della formazione continua, e la diffusione delle esperienze positive ed emblematiche potrebbe costituire un valido punto di riferimento in tale direzione. La formazione imprenditoriale e manageriale rappresenta una linea da incentivare, in quanto costituisce una base forte di sviluppo in rapporto a progetti locali di valorizzazione delle risorse economiche. La formazione continua rivolta ai lavoratori delle pmi e delle imprese cooperative deve prevedere progetti estesi di formazione sulle tematiche trasversali come i nuovi modelli organizzativi, la qualita’, la sicurezza, l’uso delle nuove tecnologie, tematiche per le quali sono stati attivati in passato progetti sperimentali rilevanti i cui risultati vanno diffusi in modo sistematico. A scala sia regionale che Provinciale, tre aspetti centrali dovranno impegnarci nei prossimi anni: la ulteriore apertura verso modelli di formazione veramente flessibili che, con l’ausilio di prodotti e strumenti multimediali consentano di coniugare ingegneria della formazione e modalita’ personalizzate di fruizione, alta qualita’ delle prestazioni e costi unitari sostenibili; l’adozione di criteri di selezione dei progetti proposti al finanziamento fse/ob.4 che diano priorita’ alle tematiche strategiche, alle figure chiave per lo sviluppo delle imprese, ai progetti a forte impatto sia trasversale che sulla intera struttura aziendale, ai progetti sostenuti da risorse finanziarie ad hoc da parte delle imprese; la tempestivita’ di accesso alle risorse, con ricorso ad alcuni automatismi che rendono piu’ fluidi i tempi d’avvio e gestione dei corsi. Nell’area della formazione continua, occorre rafforzare il dialogo sociale, che deve essere elemento caratterizzante del sistema emiliano-romagnolo, conferendo un carattere di priorita’ nell’accesso alle risorse pubbliche ai progetti frutto di intese tra le parti sociali ad ogni livello o dagli organismi paritetici da queste promossi, qualificando il ruolo pubblico in funzione di sostegno, indirizzo, stimolo della progettazione su basi concertate, diffusione dei risultati, promozione di azioni di accompagnamento. All’interno di questo processo di formazione continua sono di primaria importanza le azioni che gli organismi di formazione condurranno nell’ambito dell’orientamento e della formazione dei formatori, entrambi funzioni centrali e traversali a tutti gli ambiti. A supporto delle politiche regionali per lo sviluppo dei settori produttivi, la Regione intende promuovere alcuni progetti integrati di formazione continua/servizi alle imprese, per favorire il raccordo sinergico tra piu’ linee di finanziamento ritenute essenziali per lo sviluppo delle pmi e del lavoro autonomo.

Iv. Il sistema formativo

Nel biennio 1994/96, uno sforzo rilevante e’ stato dedicato alla evoluzione del sistema formativo verso forme piu’ compiute di autonomia gestionale e di responsabilita’ da parte dei soggetti gestori. Nell’ambito di un sistema formativo regionale unico, articolato su due livelli di programmazione, le regole procedurali, contabili e amministrative dovranno tendere ad una sostanziale uniformita’, a garanzia dei diritti degli utenti e della corretta amministrazione delle risorse. Tale evoluzione, tuttora in corso, rischia di scontrarsi con ritardi cronici tuttora non compiutamente risolti e con nuove rigidita’ normative. Inoltre, la consistente riduzione delle risorse “libere” dedicabili alle azioni formative, la liberalizzazione delle procedure di accesso ai finanziamenti ed il rafforzamento del coordinamento tra i vari livelli istituzionali fanno emergere un nuovo contesto di riferimento che richiede l’adozione di alcune nuove regole e di nuovi meccanismi di funzionamento dell’intero sistema.

4.1. Sistema qualita’

Con gli anni 90, la formazione professionale e’ entrata a pieno titolo nella economia dei servizi, e viene attraversata da tutte le problematiche legate alla qualita’ dei servizi erogati e allo sviluppo dei sistemi-qualita’. Il sistema-qualita’ e’ costituito da un insieme di norme, tra loro coerenti e complementari, relative alle caratteristiche e ai requisiti dei servizi erogati, e alla caratteristiche e requisiti degli organismi – enti ed imprese -, che erogano il servizio. Il sistema-qualita’ della formazione professionale, con i corollari della normazione e della certificazione, rappresentano a livello europeo un lavoro ancora poco consolidato. In emilia-romagna, rappresenta anche uno strumento oggettivo essenziale per differenziare i soggetti, sempre piu’ numerosi, che candidano progetti in risposta alle procedure aperte di gara, e uno strumento potente per concentrare l’attenzione su alcuni prerequisiti indispensabili per produrre qualita’, a patto che si tenga conto della peculiarita’ della relazione didattico-formativa. In effetti, i risultati della formazione professionale, servizio “immateriale” per eccellenza, non sono frutto solo del processo messo in atto dal soggetto erogatore del servizio, ma sono frutto della interazione tra soggetto erogatore e “cliente” (partecipante) per quanto riguarda l’apprendimento, e frutto dell’interazione tra soggetto erogatore e condizioni esterne (imprese e mercato del lavoro) per quanto riguarda l’occupazione. L’importanza strategica dei sistemi qualita’ per creare i presupposti di evoluzione qualitativa del sistema di formazione, va percio’ coniugata con l’attenzione a non trasferire “tout court” norme e metodologie nate in contesti produttivi industriali, applicate solo di recente ai servizi, specie nella delicata fase attuale che non vede risolto il passaggio dalla modalita’ autorizzatoria in regime di concessione a quella degli appalti per servizi. Il passaggio “di fatto” dal regime di convenzione rivolto in modo ristretto agli enti di formazione, ad un regime di bandi aperto ad una vasta gamma di soggetti, ha introdotto un elemento strutturale di cambiamento che, se non opportunatamente governato, puo’ tradursi in un abbassamento della qualita’ e penalizzare soggetti gestori che rispettano condizioni normative specifiche degli enti di formazione. La certificazione di qualita’ dei soggetti gestori deve trovare una sua collocazione adeguata proprio per riconoscere e valorizzare le capacita’ realizzative pregresse degli enti gestori. Il sistema-qualita’ adottato dalla Regione che si fonda sulla condivisione di criteri frutto di ampia concertazione e negoziazione, prevede diversi livelli e strumenti:

A)L’attivazione di una procedura di accreditamento degli organismi che intendono candidare progetti, mediante l’istituzione di un elenco regionale degli organismi e delle imprese accreditate a svolgere funzioni di attuazione della formazione con risorse pubbliche, conformemente alle norme nazionali e comunitarie. A) l’obiettivo e’ quello di garantire la trasparenza nei criteri di accesso alle risorse pubbliche, di sviluppare al massimo la competizione e la concorrenza tra soggetti che diano sufficienti garanzie, evitando ogni rischio di dispersione delle risorse, di proliferazione di organismi che intervengono in modo sporadico, con dimensioni inadeguate per dotarsi di risorse umane e di risorse strumentali qualificate. A) tale accreditamento, valido per l’insieme dei piani regionali e Provinciali, verra’ rilasciato con decreto dell’Assessore regionale competente e sara’ relativo ad uno o piu’ ambiti specifici di attivita’, secondo quanto definito in sede di direttive regionali. L’accreditamento, verificato periodicamente per accertare il permanere delle condizioni che lo hanno consentito, verra’ rilasciato sulla base di un esame documentale e di un audit in loco, sara’ conforme a quanto previsto dall’art. 7, l.r. 19/79 e prendera’ in considerazione criteri riferiti a:

  1. -natura giuridica e situazione economica del soggetto;
  2. -disponibilita’ di strutture, locali e attrezzature didattiche adeguate al tipo di formazione per la quale il soggetto chiede l’accreditamento;
  3. -competenze del personale (direzione, formatori e personale amministrativo);
  4. -affidabilita’ (efficienza realizzativa, efficacia formativa e occupazionale sulla base dei risultati raggiunti nelle attivita’ precedenti);
  5. -rispetto delle norme per l’accesso ai servizi;
  6. -qualita’ e solidita’ del sistema di relazioni dell’organismo con imprese, fonti dell’innovazione, forze sociali specifiche;
  7. Conoscenza delle problematiche e radicamento nel territorio.

Al fine di valutare i requisiti dei soggetti proponenti, la Regione si riserva la facolta’ di coinvolgere esperti e/o societa’ di consulenze esterne specializzate.

  1. Le specifiche relative a tali criteri verranno definite nell’ambito delle direttive regionali. Una particolare severita’ verra’ adottata per la definizione dei requisiti di professionalita’ da parte dei soggetti che intendono operare nell’area socio-assistenziale, affinche’ l’apertura verso nuovi soggetti gestori privati non comporti rischi di “improvvisazione” in un settore molto delicato di servizi alle persone.
  2. Il secondo passo, finalizzato ad innalzare progressivamente la qualita’ complessiva del sistema, mira ad ampliare e sostenere il numero degli organismi che fanno autonomamente certificare il proprio sistema secondo le norme ISO 9001 e ISO 9004/2, conformemente alle indicazioni regionali sulla qualita’ e tenuto conto delle attenzioni soprarichiamate.

B) agli organismi certificati verranno rivolti i controlli burocratici non gia’ ricompresi nella procedura di certificazione, e verranno garantiti, a parita’ di altre condizioni, priorita’ per l’accesso ai finanziamenti pubblici nel settore della formazione.

C) la certificazione dei prodotti e servizi formativi, da generalizzare nel prossimo triennio, comporta una serie di iniziative collocate a piu’ livelli. Nel rispetto degli standard di riferimento, l’elemento piu’ significativo del sistema qualita’ e’ costituito dai criteri di selezione dei progetti: l’obiettivo e’ quello di definire in sede di direttive, una nuova griglia piu’ stretta di selezione dei progetti, legata ad una pluralita’ di criteri:

  • -finalizzazione dell’attivita’;
  • -qualita’ progettuale;
  • -economicita’ dell’offerta;
  • -garanzie di qualita’ offerte dal soggetto proponente (al di la’ di quelle minime richieste per l’accreditamento).

In sede di direttive, verra’ altresi’ definito il peso relativo da dare a questi vari criteri in funzione delle tipologie formative e delle tipologie di destinatari delle azioni. Altro elemento significativo riguarda la certificazione dei prodotti e materiali didattici per la formazione e distanza, che dovra’ proseguire nell’ambito della commissione regionale cerfad. Con il decreto del 12 marzo 1996, il governo ha uniformato a scala nazionale le modalita’ di rilascio di certificazioni trasparenti e leggibili anche a scala comunitaria, introducendo per la prima volta la certificazione delle competenze acquisite nei percorsi formativi. L’estensione delle commissioni esterne d’esame per la valutazione finale di tutte le iniziative di formazione di durata medio-lunga, lo snellimento e la qualificazione di dette commissioni e l’adozione di modelli diversificati piu’ completi e piu’ trasparenti di certificazione dell’apprendimento raggiunto, dovrebbe consentire un controllo di merito piu’ puntuale ed una valorizzazione dei risultati conseguiti. In riferimento al sistema qualita’, numerose esperienze sono gia’ state realizzate negli ultimi anni. La Regione intende portare a sintesi questo patrimonio di conoscenze e strumenti, nonche’ sostenere ed accompagnare il percorso di qualificazione intrapreso da numerosi soggetti mettendo in campo luoghi di confronto, strumenti di autovalutazione e guide operative. I progetti sperimentali regionali potranno costituire un cantiere privilegiato per la produzione e la diffusione di metodologie e strumenti di supporto alla qualita’ della formazione. In riferimento al sistema qualita’ si svolgeranno numerose altre attivita’ specifiche, comprendenti lo sviluppo delle verifiche di qualita’ in itinere, delle verifiche occupazionali finali, la valutazione del grado di soddisfazione delle famiglie e delle imprese, sino alla valutazione dell’impatto delle politiche formative sull’economia regionale.

4.2. Sistema amministrativo

La snellezza e funzionalita’ del sistema contabile-amministrativo, che costituisce una condizione preliminare, deve fare riferimento alla normativa europea, che diventa il riferimento per tutti i piani, sia regionali che Provinciali. I requisiti ai quali il sistema amministrativo e’ tenuto a conformarsi sono impegnativi e richiedono una negoziazione attenta tra ente pubblico e soggetti gestori, prima di trovare il giusto punto di equilibrio tra semplificazione procedurale, garantismo amministrativo e flessibilita’ dei percorsi. L’informatizzazione integrale delle procedure, finalizzata prima di tutto al controllo di gestione, dovra’ consentire un monitoraggio in tempo reale dell’andamento dei vari piani con strumenti semplici ed efficienti e rappresenta un obiettivo prioritario per i prossimi anni. La diversificazione in corso nelle modalita’ di cofinanziamento del fse tra formazione iniziale e formazione continua portera’ la Regione a studiare e a proporre modalita’ diversificate di assegnazione delle risorse in funzione del fatto che trattasi di progetti cofinanziati dalle imprese o di progetti cofinanziati con risorse pubbliche. In entrambi i casi, resta ferma la volonta’ di lavorare a scala nazionale per superasre le attuali modalita’ di rendicontazione amministrativa, che non consentono di sviluppare appieno le caratteristiche imprenditoriali degli organismi di formazione e non consentono di dare la giusta attenzione alle valutazioni di merito sui processi, sulla efficacia e qualita’ dei risultati.

V. Indirizzi per l’attuazione della delega alle amministrazioni provincali

Alle province, partners privilegiati della Regione per la programmazione delle attivita’ formative, compete la programmazione e il coordinamento di tutte le iniziative formative e di orientamento finalizzate allo sviluppo del proprio territorio, alla crescita dell’occupazione e delle imprese che in esso operano (ad esclusione pertanto delle iniziative aventi una dimensione interProvinciale, regionale, nazionale e transnazionale, nonche’ dei progetti di innovazione di sistema che verranno programmati a livello regionale). L’estensione della delega, in particolare nell’area della formazione continua, costituisce la condizione fondamentale per garantire l’aderenza dei progetti alle esigenze variegate del territorio, e per garantirne di conseguenza l’efficacia. Compete inoltre alle Provincie promuovere e coordinare la rete territoriale dei servizi per l’orientamento. L’evoluzione del quadro normativo nazionale prefigura nuove competenze in capo alle Regioni in materia di politiche del lavoro. La Regione individua nelle province il livello di gestione dei servizi che verranno delegati. La consolidata esperienza di delega alle province attuata in emilia-romagna da piu’ di 15 anni e le modifiche introdotte nel 1994 tenendo conto della novita’ apportata dalla legge 142 consentono ora un ulteriore affinamento degli approcci per l’analisi delle esigenze diversificate dei singoli ambiti territoriali, per l’individuazione delle priorita’ specifiche in essi legati ai comparti produttivi, alle sub-aree territoriali, alle categorie di utenti da privilegiare, promuovendo progetti integrati d’area meglio di altri in grado di garantire le sinergie tra i vari strumenti formativi e non messi campo. I programmi Provinciali individueranno quali sono le priorita’ di intervento sul territorio e quali strategie mette in atto la Provincia per qualificare il proprio sistema, partendo da una puntuale analisi di contesto dalla quale risultino in modo omogeneo e comparabile i dati piu’ salienti dell’andamento demografico, della popolazione scolastica, del mercato del lavoro a livello Provinciale, nonche’ una analisi di impatto della programmazione precedente che metta in luce e valuti i risultati e gli effetti delle iniziative programmate. Per la definizione delle scelte strategiche e delle priorita’ che compongono il programma Provinciale, le province sono tenute ad attivare con modalita’ proprie, forme di concertazione analoghe a quelle adottate a livello regionale, in particolare ad istituire un tavolo di concertazione con le forze sociali Provinciali e a coinvolgere attivamente enti locali e mondo della scuola. Il parere di conformita’ regionale sui piani Provinciali di cui alla legge 19/79 verra’ dato sulla base dell’idoneita’ del processo di programmazione e sul rispetto delle regole comuni definite in sede di direttive ed in particolare:

  • Reale consistenza delle procedure di concertazione adottate;
  • Omogeneita’ delle procedure di accesso ai piani previste (struttura dei bandi, modulistica e relative scadenze);
  • Criteri omogenei di accesso ai fondi;
  • Criteri omogenei per la valutazione della qualita’ dei progetti e procedure di selezione delle candidature;
  • Puntuale consegna alla Regione dei dati periodici richiesti dal monitoraggio finanziario e sullo stato di avanzamento dei piani.

Per il periodo 1997/99, sono assegnate annualmente alle Provincie le risorse gia’ assegnate per il 1997. Il quadro finanziario poliennale, che viene per la prima volta introdotto, consente alle province un respiro finanziario di medio periodo. L’entita’ di eventuali risorse aggiuntive che si rendessero disponibili rispetto ai programmi operativi comunitari attualmente vigenti verra’ attribuita sulla base dei criteri specifici previsti dai programmi specifici di riferimento. Tra le risorse aggiuntive potranno essere ricompresi anche progetti sperimentali d’area strettamente collegati alle politiche regionali per lo sviluppo delle attivita’ produttive. L’assegnazione dei progetti d’area verra’ concordata con gli assessorati regionali di riferimento. In sede di direttive, verranno individuate le modalita’ di assegnazione annue delle risorse, in analogia con le normative comunitarie che regolano l’assegnazione delle risorse ai titolari di programmi cofinanziati dal fse. Verranno in tale sede altresi’ introdotti strumenti al fine di continuare a garantire il massimo utilizzo delle risorse assegnate.

Vi. Le azioni regionali

Per dare supporto agli indirizzi generali, la Regione intende mettere in campo una serie di azioni specifiche mirate ad orientare e supportare il sistema formativo nelle sue varie articolazioni decentrate. Una azione determinante e’ costituita dal rafforzamento di tutti gli strumenti di analisi previsionale e di valutazione dell’efficacia occupazionale, sia a livello macro dei settori e dei comparti produttivi, sia a livello micro delle singole iniziative realizzate. La riforma dell’osservatorio regionale mercato del lavoro, che assegna al comitato scientifico il compito di consulenza alle strutture dell’Assessorato e al sistema – per l’analisi dei problemi occupazionali e l’identificazione di possibili soluzioni -, costituisce una svolta rilevante per qualificare le azioni regionali ed ampliare il campo dei soggetti che collaborano attivamente alla realizzazione delle indagini previsionali. Al fine di costruire una “intelaiatura” efficace ed un riferimento per i vari enti che operano nell’ambito delle regole della concorrenza, verranno rafforzate le “infrastrutture di sistema” indispensabili per consentire la diffusione e lo scambio di strumenti prodotti con risorse pubbliche, con un mix di concorrenza e cooperazione tipico di un sistema articolato ed evoluto. Una Parte Importante di questa infrastruttura di sistema e’ relativa allo sviluppo della formazione a distanza e all’uso delle tecnologie multimedia, attraverso il completamento di un centro risorse regionale per le tecnologie educative collegato in rete con una pluralita’ di aule informatizzate territoriali e biblioteche telematiche specializzate; attraverso il funzionamento continuativo della commissione regionale per la certificazione dei materiali per la formazione a distanza; attraverso la promozione di un ampio programma di produzione di nuovi sussidi multimedia e attraverso la definizione di norme adeguate per la vendita e la distribuzione fuori Regione dei materiali certificati. Cogliendo l’opportunita’ offerta dal programma comunitario adapt, la Regione ha avviato nel 1996 un progetto ampio di sperimentazione che coinvolge una molteplicita’ di organismi di formazione, associazioni di imprese e imprese singole, centri di ricerche e universita’, dando vita a progetti integrati “complessi”, finalizzati ad aree settoriali e trasversali tra loro complementari. L’ipotesi e’ quella di verificare il tipo di plus-valore che puo’ derivare dalla attivazione di “progetti integrati” specializzati di valenza regionale, in grado di produrre e diffondere un know-how avanzato di sistema. Prima di consolidare tale modello di innovazione strutturale per dar vita a veri e propri “poli integrati specializzati”, la Regione proporra’ alle forze sociali una valutazione puntuale dei risultati raggiunti e dei fattori che hanno determinato un esito positivo o problematico di tali progetti. Inoltre, verranno attivate alcune scuole specializzate finalizzate a garantire alti livelli di qualificazione ed economie di scala, per ambiti formativi ristretti che necessitano di investimenti strutturali, di metodologie ed attrezzature didattiche particolari. Infine le infrastrutture di sistema dovranno comportare il consolidamento e il coordinamento della rete dei servizi per l’informazione e per l’orientamento, che costituisce un tassello indispensabile per consentire ai cittadini l’accesso alla informazione sulle mutevoli opportunita’ professionali e formative, rete che dovra’ collegarsi anche con gli enti di formazione che svolgono, ciascuno al proprio livello, funzioni non marginali di informazione e di orientamento ai singoli partecipanti e alle famiglie. Un’altra azione indispensabile per rafforzare il sistema e’ l’attivazione di un centro di informazione come punto di servizio di livello regionale rivolti sia ai cittadini che ai centri di formazione e alle imprese. La rete territoriale e il centro servizi regionale dovranno favorire una migliore conoscenza delle opportunita’ formative e un supporto alla scelta in collaborazione con le attivita’ svolte in tale ambito dagli enti di formazione. Questa operazione va legata ad un piano di comunicazione e di marketing dei propri servizi all’attenzione di tutti i cittadini, per creare un movimento di opinione e di sensibilizzazione nei confronti della formazione professionale e della professionalita’, che restano spesso sconosciuti al di fuori degli addetti ai lavori. Tale programma di comunicazione dovra’ segnare il diverso stile attraverso il quale tutti gli attori del sistema formativo e dell’orientamento sono invitati a rapportarsi con l’insieme delle categorie sociali economiche, e con l’insieme delle famiglie interessate. Nell’ambito delle attivita’ sperimentali, la Regione intende favorire la mobilita’ del lavoro sia al suo interno per riequilibrare le condizioni di mercato del lavoro locali con differenti aspetti di criticita’, sia tra Regioni, favorendo in particolare progetti di cooperazione con il sud per esperienze di formazione che incrementino le opportunita’ di impiego nell’area di provenienza e rispondano nel contempo ad esigenze di domande inevase sul nostro territorio. Al fine di dar vita all’insieme di queste iniziative di governo e di sostegno al sistema, verranno messe in campo le risorse comunitarie dell’assistenza tecnica che accompagnano la gestione dei programmi operativi fse ob. 3 e ob. 4, riservando alla Regione una quota di tali risorse per coprire i fabbisogni propri di assistenza tecnica, e verranno messe a bando le restanti risorse. In tutti i modi, le attivita’ di assistenza tecnica affidate a privati dovranno risultare riconducibili ad un disegno complessivo complementare e i risultati conseguiti dovranno essere oggetto della massima diffusione per tutto il sistema. Per coprire le proprie esigenze di assistenza tecnica, in particolare per svolgere in modo tempestivo e qualificato le funzioni di controllo e di certificazione, Regione ed enti delegati potranno ricorrere in modo ordinario alle risorse professionali che operano a supporto delle imprese, agli organismi di ricerca e alle societa’ di auditing e di certificazione che detengono il know how indispensabile e consentono risposte aggiornate e flessibili a tali funzioni fondamentali. Per quanto riguarda le qualifiche, resta ferma l’intenzione di attivare, con procedure definite nell’ambito delle direttive, un organismo regionale per la loro validazione, che coinvolga gli enti bilaterali ufficialmente incaricati per l’analisi delle esigenze di professionalita’ dei lavoratori. In riferimento alle procedure amministrative, che rappresentano la condizione di base per il funzionamento del sistema formativo, la Regione attivera’ un gruppo permanente per il miglioramento delle procedure, aperto sia ai funzionari pubblici che ad esperti degli organismi di formazione, al fine di lavorare assieme sulla funzionalita’ del sistema. La problematica degli investimenti strutturali e delle attrezzature avanzate degli enti di formazione e delle strutture di orientamento, non risolta compiutamente dall’attuale meccanismo di finanziamento della formazione, sara’ oggetto di approfondimento, al fine di sperimentare nuove forme di finanziamento misto pubblico/privato. In riferimento ai nuovi campi di attivita’ previsti dall’accordo del 24 settembre 1996 tra governo e forze sociali, con particolare riferimento alla riforma dell’apprendistato e all’attivazione di percorsi individuali di formazione permanente, verranno attivati progetti-pilota regionali per la messa a punto dei “modelli” di riferimento, IV i compreso la definizione e sperimentazione delle nuove forme di certificazione e “passaporti individuali delle competenze”, nella prospettiva della “long life learning”. Per tali progetti-pilota, da condurre di concerto con le forze sociali regionali, la Regione intende attivare anche collaborazioni transnazionali ed interregionali atte a valorizzare il rilevante patrimonio di esperienze sviluppato a scala europea in materia di alternanza. Al fine di utilizzare al meglio tutte le risorse pubbliche impegnate, direttamente o indirettamente sul territorio regionale e destinate alla formazione professionale, la Regione svolgera’ una azione puntuale di promozione, orientamento e sostegno per l’accesso ai numerosi programmi comunitari, sia mediante la messa in campo di progetti-quadro a titolarita’ regionale da attuare in stretta collaborazione con le forze sociali, sia indirizzando in anticipo alcuni bandi mediante la definizione, preliminare alla scadenza dei bandi comunitari, dei criteri sulla base dei quali verranno proposte ai vari Ministeri le graduatorie delle priorita’ da accogliere. Il governo complessivo delle risorse comportera’ anche la ricongiunzione della formazione socio-assistenziale oggi collocata presso l’Assessorato alla sanita’ e la promozione di accordi con il Ministero della pubblica istruzione per rafforzare il ruolo della Regione tra l’altro gia’ previsto dalla legge 845/79, nei confronti degli istituti professionali di stato. In effetti il segmento fondamentale dell’istruzione professionale rimasto in capo al Ministero della pubblica istruzione costituisce una risorsa fondamentale per dare risposte pertinenti alla societa’ regionale sia nell’ambito della formazione dei giovani che nell’ambito della formazione continua, e tale risorsa, di notevole entita’, potra’ trovare punti saldi di programmazione delle attivita’ a livello regionale, secondo quanto previsto dall’accordo di luglio tra governo e forze sociali.

Vii. Ambito di applicazione

I presenti indirizzi hanno decorrenza dall’1 gennaio 1997. I programmi Provinciali gia’ adottati dalle province relativi all’anno 1997 mantengono la propria validita’. Nell’ambito delle direttive attuative, si prestera’ particolare attenzione alla definizione di tempi differenziati di entrata in vigore dei singoli aspetti normativi, per tenere conto dei tempi differenziati della programmazione delle attivita’.