Deliberazione CIPE 14 Maggio 1999, n. 71

  • Emanante: 2
  • Fonte: G.U.R.I.
  • Numero fonte: 161
  • Data fonte: 12/07/1999
Orientamento per la progressione degli investimenti nel periodo 2000 - 2006 per lo sviluppo del mezzogiorno

Thesaurus: Agenzie per il lavoro

Abstract:

La delibera cipe n.71 determina i principi fondamentali cui dovranno conformarsi il complesso delle politiche di sviluppo del mezzogiorno. precisa il sistema degli obiettivi, generali, globali e specifici, e degli assi prioritari del psm, i criteri e gli strumenti per la programmazione operativa.

1. I principi fondamentali.

L’impostazione della programmazione 2000-2006 dovra’ conformarsi ai seguenti principi, applicabili piu’ in generale al complesso delle politiche di sviluppo:

A) decentramento e valorizzazione delle responsabilita’ ai livelli locali di governo, con attuazione di un attivo partenariato istituzionale ed economico sociale;

B) coerenza complessiva tra azioni previste nel psm e politiche economiche perseguite in sede nazionale e comunitaria, con particolare riguardo alle azioni per la tutela della concorrenza e del mercato, alle politiche per il mercato del lavoro, alle politiche di pari opportunita’ e alle azioni per l’ammodernamento dell’amministrazione pubblica;

C) rafforzamento del processo di integrazione di tutte le fonti pubbliche di finanziamento disponibili, finalizzato a conseguire una programmazione finanziaria unica su base regionale e a rispettare il principio comunitario dell’ addizionalita’, attraverso la considerazione congiunta degli ordinari stanziamenti di bilancio per le diverse linee di intervento, di quelli nazionali a carattere aggiuntivo specificamente destinati alle aree depresse, nonche’ degli stanziamenti, sempre aggiuntivi, per il cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali comunitari. Cio’ implica la necessita’ di integrazione delle politiche settoriali e trasversali e la loro contestuale attuazione, nel quadro delle intese istituzionali di programma;

D) adozione del metodo e delle procedure di valutazione ex ante, della verifica e del monitoraggio delle diverse fasi attuative – come strumenti attraverso i quali, anche sulla base degli indicatori forniti dal sistema di monitoraggio finanziario, procedurale e fisico dei programmi, si attua il confronto e la scelta delle strategie e delle opzioni di sviluppo; si supporta la sorveglianza e si migliora la fase di attuazione dei programmi; si verifica il grado di conseguimento del sistema degli obiettivi di sviluppo;

E) individuazione di modalita’ atte a garantire il raggiungimento degli obiettivi prefissati nel nuovo contesto istituzionale: premialita’, riprogrammazione, individuazione di strumenti idonei ad assicurare la realizazione degli interventi programmati, ritenuti prioritari per lo sviluppo.

2. Il sistema degli obiettivi e degli assi prioritari.

Il psm si articola, a partire dall’obiettivo generale di riduzione del degrado sociale e del divario di sviluppo, in un sistema di obiettivi globali e specifici.

2.1 l’obiettivo generale.

L’obiettivo generale della nuova politica nazionale per il mezzogiorno, ai fini della programmazione 2000-2006, con particolare riferimento all’esigenza di creare nuova e qualificata occupazione, e’ costituito dalla creazione nell’area di condizioni di vita e di contesto economico – sociale e ambientale, tali da favorire e promuovere la permanenza, l’afflusso e l’investimento di risorse mobili. Tale obiettivo si sostanzia in una riduzione delle condizioni di degrado sociale, anche attraverso interventi nel settore dell’educazione, della salute e del sociale, e in un forte aumento del tasso di crescita, in assoluto e in relazione a quello medio europeo: la quantificazione di tale aumento dovra’ essere effettuata in via definitiva con la presentazione del psm, tenendo conto degli obiettivi intermedi identificati nello stesso programma e degli impegni congiuntamente assunti, in particolare in materia di politiche della concorrenza, del mercato del lavoro e dell’amministrazione pubblica. L’insieme degli interventi sara’ strumentale ad un miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro e ad un aumento del tasso dell’occupazione regolare. L’obiettivo generale ai fini della programmazione 2000-2006 andra’ perseguito articolando in maniera coerente un insieme organico di obiettivi globali, specifici ed operativi e individuando modalita’ per misurarne il contributo al conseguimento dell’obiettivo generale.

2.2 gli assi prioritari e gli obiettivi globali.

L’obiettivo generale di cui al punto precedente si consegue attraverso una strategia di sviluppo ambientalmente sostenibile, articolata in assi prioritari di intervento, i cui obiettivi globali sono qualificati come segue:

A) asse i, risorse naturali: creare reti di servizio efficienti, nuove opportunita’ di crescita e di sviluppo sostenibile rimuovendo la condizione di emergenza ambientale, espandere l’uso razionale e la fluibilita’ di risorse nuturali, riservando particolare attenzione alla tutela delle coste, garantire il presidio del territorio, a partire da quello montano, anche attraverso specifico sostegno ad attivita’ agricole, preservare le possibilita’ di sviluppo nel lungo periodo e accrescere la qualita’ della vita;

B) asse II, risorse culturali: stabilire le condizioni per nuove opportunita’ imprenditoriali nel settore della cultura e delle attivita’ culturali, valorizzare, tutelare e rendere maggiormente fruibili le risorse culturali, accrescere il benessere sociale;

C) asse III, risorse umane: indurre nuove occasioni di sviluppo espandendo la dotazione, la disponibilita’ e la qualita’ delle risorse umane, riducendo il tasso di disoccupazione, facendo emergere attivita’ “informali”, migliorando la partecipazione complessiva al mercato del lavoro e valorizzando le risorse femminili. Far crescere il contenuto scientifico – tecnologico delle produzioni meridionali e rafforzare la rete di competenze del mezzogiorno ed i collegamenti con il sistema imprenditoriale;

D) asse IV , sistemi locali di sviluppo: creare le condizioni economiche per lo sviluppo imprenditoriale e la crescita produttiva; aumentare la competitivita’, la produttivita’, la coesione e la cooperazione sociale in aree concentrate del territorio, irrobustendo, anche attraverso l’innovazione tecnologica, le filiere produttive, specie in agricoltura, gli aspetti dello sviluppo rurale. Promuovere la localizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, IV i incluse quelle nel settore turistico, e l’emersione di imprese dall’area del sommerso;

E) asse V, citta’: favorire la localizzazione di nuove iniziative nelle aree urbane e metropolitane specie nei servizi alle persone e alle imprese. Creare condizioni economiche, amministrative e sociali per lo sviluppo imprenditoriale. Aumentare la competitivita’ e la produttivita’ strutturale dei sistemi economici territoriali. Combattere la marginalita’ sociale e favorire i processi di recupero della fiducia sociale, anche attraverso interventi di riqualificazione del contesto urbano;

F) asse VI, reti e nodi di sevizio: aumentare la competitivita’ e la produttivita’ strutturale dei sistemi economici territoriali. Creare le condizioni di contesto per lo sviluppo imprenditoriale e la localizzazione di nuove iniziative. Favorire i processi di recupero della fiducia sociale. In considerazione della forte logica di integrazione alla base del programma di sviluppo del mezzogiorno le relative azioni potramo concorrere al conseguimento di obiettivi in piu’ assi d’intervento, in relazione alle caratteristiche specifiche dei progetti integrati. Analogamente i vari assi potranno essere integrati da politiche verticali quali cultura, ricerca tecnologica, sostenibilita’ ambientale.

2.3 gli obiettivi specifici.

Per ogni asse prioritario d’intervento dovranno essere definiti obiettivi specifici, quantificati a partire da quelli contenuti nella tavola sinottica “prima individuazione degli obiettivi specifici del programma di sviluppo del mezzogiorno”, allegata al citato documento.

3. I criteri e gli strumenti per la programmazione operativa.

3.1 i criteri.

Il passaggio dalla strategia di asse alla programmazione operativa avviene attraverso i seguenti criteri:

A) una chiara individuazione delle responsabilita’ di attuazione, coerente con l’applicazione del principio di sussidiarieta’, in modo da garantire condizioni di maggiore efficacia alle azioni di sviluppo da attuare;

B) la concentrazione, diretta a limitare il numero dei programmi, delle linee di azione e dei relativi obiettivi specifici, nonche’ degli interventi e dei corrispondenti obiettivi operativi;

C) l’integrazione, volta a programmare gli interventi assicurandone la convergenza verso un numero limitato di assi prioritari;

D) il forte coinvolgimento della finanza privata anche nel finanziamento delle opere pubbliche;

E) la verificabilita’ dei risultati, volta a qualificare la programmazione ex ante, a rendere credibili gli obiettivi, a dare trasparenza al percorso di attuazione, permettendo di introdurre, in itinere, misure correttive finalizzate al miglioramento del programma e al conseguimento degli obiettivi, attraverso l’applicazione sistematica del monitoraggio finanziario, fisico e procedurale a livello di progetto. La verifica e il monitoraggio saranno tarati sul sistema di obiettivi globali, specifici e operativi, e misureranno l’efficacia degli interventi adottati sia in fase di attuazione che di avvenuta realizzazione. Al fine di migliorare il processo di misurazione, sia per quanto riguarda gli aspetti di natura microeconomica che quelli di natura macroeconomica, e’ necessario rafforzare la disponibilita’ di informazioni nell’ambito del sistema statistico nazionale.

3.2 i programmi operativi.

Il programma di sviluppo del mezzogiorno si articola in programmi operativi, che costituiscono strumenti di attuazione delle linee di intervento cofinanziate dai fondi strutturali comunitari, in coerenza con la programmazione degli investimenti finanziati con le risorse nazionali per le aree depresse, nonche’ con le risorse ordinarie delle amministrazioni nazionali di settore, delle Regioni e degli enti locali, attraverso la definizione e l’attuazione delle intese istituzionali di programma. A tal fine vengono identificate le seguenti tipologie di programmi:

A) programmi operativi nazionali (pon), che si riferiscono a linee di intervento a valenza nazionale per alcuni settori: sicurezza, ricerca scientifica – tecnologica e alta formazione, trasporti (con riferimento alle grandi infrastrutture di rete), scuola (per quanto riguarda le azioni di interesse nazionale), pesca (con riferimento alla gestione delle risorse ittiche marine di interesse nazionale). I programmi operativi nazionali sono formulati ed attuati nel quadro delle modalita’ partenariali di cui al successivo punto 4 sulla base di una individuazione esplicita delle linee di intervento e delle singole opere per Regione con relativa quantificazione degli investimenti previsti (quadro finanziario regionalizzato);

B) programmi operativi regionali (por) che, articolati con riferimento agli stessi assi di intervento e obiettivi globali indicati al punto 2 della presente delibera, assumeranno la forma e i contenuti dei progetti integrati territoriali. Nei por, agli interventi di stretta competenza regionale, si potranno affiancare interventi a titolarita’ delle amministrazioni centrali: protezione civile, energia (salvo le fonti rinnovabili), sviluppo locale (ad eccezione dei patti territoriali e degli strumenti regionalizzati), beni culturali, innovazione nella pubblica amministrazione. In tal modo sara’ realista una maggiore efficienza ed efficacia degli interventi, attuando uno stretto coordinamento operativo con il complesso dell’azione di sviluppo regionale. Analogamente, per la realizzazione di specifici interventi a valenza interregionale, le Regioni potranno concludere accordi volti ad assicurare la necessaria copertura finanziaria a valere, per la parte di propria competenza, sui rispettivi programmi operativi regionali. Nel corso della definizione del psm e dei programmi operativi e della concertazione tra amministrazioni centrali e regionali, potranno essere individuate soluzioni diverse per alcune materie in particolare per gli incentivi alle imprese per lo sviluppo locale – per le quali in base ai decreti legislativi n. 112/1998 e n. 173/1998 (ad esclusione dei patti territoriali) sono previsti interventi a valenza nazionale o tali comunque da richiedere un corrispondente livello di programmazione. Queste soluzioni dovranno essere portate all’attenzione della conferenza stato – Regioni, in sede di esame del programma di sviluppo del mezzogiorno.

3.3 l’organizzazione della programmazione.

L’attivita’ di programmazione sul territorio e’ imperniata sulle strutture regionali di programmazione. Esse saranno chiamate a realizzare un effettivo coordinamento intersettoriale, in primo luogo con gli altri assessorati regionali e quindi con le amministrazioni nazionali di settore e gli altri soggetti del partenariato istituzionale ed economico – sociale, sulla base delle indicazioni di cui al punto 4. Per il conseguimento di questo obiettivo le Regioni, secondo le indicazioni contenute nel parere della conferenza stato – Regioni del 6 maggio 1999, sono impegnate nell’adozione delle innovazioni, anche di natura legislativa, necessarie per un congruo assetto organizzativo interno – anche in termini di semplificazione delle procedure, di irrobustimento delle strutture amministrative e riqualificazione delle risorse umane – con i compiti e le modalita’ della nuova programmazione, adeguando al contempo le proprie procedure di bilancio. Al fine di migliorare la qualita’ e la coerenza del percorso programmatorio, e di assicurare il pieno svolgimento della funzione di assistenza tecnica e di monitoraggio, e’ necessario l’aumento dell’efficienza ed il rafforzamento tecnico delle strutture dell’amministrazione pubblica centrale, accelerando l’adozione di misure amministrative e normative volte all’ammodernamento, alla semplificazione e all’innovazione organizzativa della pubblica amministrazione, con particolare riferimento alla riqualificazione tecnica e professionale, cosi’ come previsto nel patto sociale per lo sviluppo e l’occupazione, anche attraverso adeguati sistemi di incentivazione del personale. A questo scopo verranno attivate anche le risorse dell’assistenza tecnica di cui al punto 5.1.

4. Il partenariato.

L’incisiva definizione degli obiettivi di sviluppo richiede la coerente continuazione dell’attivita’ del partenariato istituzionale e di quello economico – sociale rispetto alle indicazioni gia’ contenute nella delibera del CIPE del 22 dicembre 1998.

4.1 il partenariato istituzionale.

A tutte le amministrazioni centrali, oltre che la programmazione di politiche di responsabilita’ nazionale, compete una funzione di indirizzo, assistenza tecnica, valutazione di attuazione e d’impatto. In particolare ai Ministeri del lavoro e della previdenza sociale, della sanita’, dell’ambiente, per le politiche agricole, degli affari esteri, al Ministro per le pari opportunita’ e ai dipartimenti per gli affari sociali e per le aree urbane delLa presidenza del consiglio, in ragione del carattere trasversale delle relative competenze, sono affidate funzioni di indirizzo attinenti agli standard, ai requisiti dei programmi, alla coerenza tra essi ed agli indicatori di verifica. Alla programmazione e realizzazione di politiche e programmi di internazionalizzazione funzionali agli obiettivi di sviluppo cooperera’ il Ministro per il commercio estero. Il Ministro per il coordinamento delle politiche dell’Unione Europea vigilera’ sulla coerenza complessiva delle politiche poste in essere. Alle Regioni compete, in generale, salvo nel caso di politiche nazionali, la selezione degli obiettivi in un quadro programmatico, integrato e coerente, con gli indirizzi nazionali, e la gestione dei programmi; alle autonomie locali compete l’identificazione delle opportunita’ locali, la formulazione di proposte progettuali collocate all’interno degli obiettivi definiti dalla Regione di norma la realizzazione e la gestione degli interventi. Alla loro azione potranno concorrere le autonomie funzionali (camere di commercio e universita’). La realizzazione di queste forme di partenariato terra’ conto di quanto previsto nei protocolli del 25 marzo 1999 tra la conferenza dei presidenti delle Regioni e province autonome, l’anci e l’upi.

4.2. Il partenariato economico – sociale.

L’attivita’ di programmazione dovra’ valorizzare gli aspetti del partenariato economico – sociale, sia a livello centrale che a livello decentrato, dando attuazione alla logica di “confronto preventivo” prevista dal patto sociale per lo sviluppo e l’occupazione. A tal fine il partenariato concorre ad individuare i fabbisogni e le opportunita’ del territorio, gli obiettivi territoriali e la strategia di intervento, crea le condizioni favorevoli per la loro attuazione, si assume gli impegni e le responsabilita’ per il raggiungimento degli obiettivi programmati e per la verifica dei risultati.

4.3 le modalita’ operative del partenariato.

Al fine di dare concreta applicazione ai principi partenariali nella fase di predisposizione dei programmi operativi verranno organizzate, con il coordinamento del Ministero del tesoro, bilancio e della programmazione economica – dipartimento per le politiche di sviluppo e di coesione (dps) – e d’intesa con le amministrazioni di settore, specifiche occasioni di indirizzo ed impostazione metodologica, anche attraverso gli opportuni collegamenti con il dipartimento per il coordinamento delle politiche dell’unione europea. Per quanto riguarda i programmi operativi nazionali e le azioni che coinvolgono profili trasversali di intervento nella responsabilita’ delle amministrazioni di cui al punto 4.1, tali occasioni comportano, a livello nazionale, l’organizzazione di tavoli cui parteciperanno le amministrazioni nazionali capofila, le amministrazioni trasversali e quelle regionali, con la presenza congiunta, per le Regioni, del rappresentante della struttura di programmazione e di quello dell’Assessorato competente e dell’autorita’ ambientale, nonche’ delle associazioni nazionali delle autonomie locali e delle parti economiche e sociali. Per quanto riguarda i programmi operativi regionali verranno organizzate, per ciascuna Regione occasioni congiunte di raccordo, di indirizzo ed impostazione metodologica, sia con le amministrazioni di settore, titolari o meno di programmi operativi nazionali o di specifiche azioni nei programmi operativi regionali, sia con le amministrazioni trasversali. A questi tavoli, al fine di assicurare l’integrazione progettuale, parteciperanno, per la Regione i rappresentanti delle strutture della programmazione, le autorita’ ambientali e gli assessorati coinvolti nella realizzazione dei programmi operativi. Parteciperanno, inoltre, le articolazioni regionali delle associazioni che coordinano le autonomie locali e delle parti economiche e sociali. Sara’ responsabilita’ dell’amministrazione regionale competente per la redazione dei programmi operativi, dare conto dei contributi del partenariato e dei suoi riflessi sui programmi.

4.4 la verifica del rispetto del principio del partenariato.

Le autorita’ nazionali responsabili per la programmazione, sia generale che settoriale, vigileranno sull’effettiva applicazione dei principi partenariali. Il soddisfacimento delle regole minime del partenariato indicate nel documento verra’ inoltre monitorato a livello nazionale nelle sedi previste dal patto sociale per lo sviluppo e l’occupazione.

5. Il quadro finanziario.

5.1 il riparto delle risorse tra gli assi.

La ripartizione delle risorse tra gli assi, in sede di definizione del programma di sviluppo del mezzogiorno, dovra’ tener conto dei seguenti orientamenti rispetto alla programmazione 1994-1999 dei fondi strutturali comunitari: il forte rilievo assunto dalla valorizzazione dell’asse risorse naturali (asse i) e da quello sulla valorizzazione delle risorse culturali (asse ii), fa si che la quota di risorse attribuita a tali tipologie di intervento dovra’ segnare un forte incremento rispetto alla precedente programmazione, fino a raggiungere circa il 30% dei fondi; l’intervento dell’asse risorse umane (asse iii) ricomprende le azioni per la ricerca e l’innovazione, da una parte; azioni equitative, di formazione e di predisposizione di servizi, dall’altra. Tali azioni, in coerenza con la logica del psm e al fine di esaltare le caratteristiche di trasversalita’ e integrazione delle linee di intervento relative agli obiettivi formativi, sociali e di ricerca/innovazione, saranno ricomprese all’interno dei sei assi prioritari; di conseguenza le predette linee di intervento saranno riqualificate e ampliate, sotto il profilo finanziario, nel quadro dei programmi da attuarsi negli altri assi, mentre sara’ conseguentemente ridotta la dotazione finanziaria del presente asse; la quota delle risorse finanziarie dell’asse IV , volta ad ampliare e ad accrescere, nel complesso del periodo2000-2006, l’efficienza del sistema produttivo, attraverso incentivi diretti alle imprese (di natura automatica, discrezionale o negoziale) si ridurra’ rispetto ai livelli assai elevati del precedente ciclo di programmazione; la riduzione dovra’ avere luogo in modo graduale, muovendo da un impegno finanziario cospicuo nel primo biennio di programmazione (2000-2001), per poi decrescere successivamente. La riduzione della intensita’ di aiuto agli investimenti, in correlazione con la riduzione delle diseconomie di sistema, potra’ comunque consentire l’attivazione di livelli di investimento privati piu’ consistenti rispetto a quelli realizzati nel passato, pur a fronte di minori risorse finanziarie pubbliche. La modulazione della riduzione di risorse prevista per l’asse dovra’, infine, tenere conto anche delle altre risorse finanziarie disponibili per tali scopi: ordinarie ed addizionali nazionali (aree depresse). Poiche’ larga parte degli interventi incentrati sulle risorse naturali (asse i) e culturali (asse ii) comprenderanno azioni volte a favorire lo svilupo di imprese in contese locali, il complesso delle risorse effettivamente destinato allo sviluppo locale sara’ superiore a quello espressamente ricompreso nel presente asse. In particolare, gli interventi in agricoltura e per lo sviluppo rurale, che assumono particolare rilievo, ricadono in parte all’interno di altri assi: essi godranno quindi di assegnazioni di risorse, oltre che nel presente asse, anche nel quadro dell’asse i e II, e in quello dell’asse III, per quanto riguarda le azioni di formazione. In considerazione della riforma della pac e del processo di liberalizzazione dei prodotti agricoli, la percentuale delle risorse finanziarie destinate direttamente ad ampliare e ad accrescere l’efficienza del sistema produttivo agricolo, agroalimentare, della pesca e dello sviluppo delle aree rurali, rimarra’ al livello del periodo di programmazione 1994-99; la quota di risorse destinata allo sviluppo urbano (asse v), dato il rilievo che dovra’ assumere la politica finalizzata a creare un sistema di reti di citta’ competitivo, e al tempo stesso in grado di assicurare l’interconnessione delle aree di concentrazione dello sviluppo fra loro e con le aree esterne, dovra’ essere accresciuta rispetto a quella della passata programmazione; la quota destinata alle reti e nodi di servizio (asse vi), che e’ indispensabile per assicurare l’interconnessione delle aree di concentrazione dello sviluppo, fra di loro e con le aree esterne, dovra’ essere lievemente superiore a quella della passata programmazione; la quota di risorse destinata alle attivita’ di supporto e assistenza tecnica per l’attivazione dei programmi, sara’ accresciuta per contribuire in modo significativo a mettere le singole amministrazioni di attuazione e le singole amministrazioni centrali che svolgono un ruolo di indirizzo, supporto, coordinamento, valutazione e monitoraggio, nella condizione di assolvere a tali piu’ impegnative funzioni.

5.2 il riparto territoriale delle risorse.

Prendendo atto del parere espresso dalla conferenza stato – Regioni, al fine di tenere conto della diversa gravita’ dei problemi strutturali, il riparto delle risorse a livello regionale e’ effettuato sulla base di un indice di dimensione composito in grado di garantire un’inten sita’ di intervento omogenea, per abitante e per unita’ di superficie, corretto con un indicatore di svantaggio, costruito sulla base di quattro indicatori normalizzati: prosperita’ regionale, misurata con il reCiproco del prodotto interno lordo per abitante nel periodo 1994/1996; gravita’ dei problemi strutturali, misurata con il tasso di disoccupazione medio del triennio 1996/1998, deficit infrastrutturale; insularita’; infine una riserva volta a tener conto dei contenuti effetti di scala, dovuti alla limitata dimensione territoriale di alcune Regioni. I predetti criteri orienteranno anche le future ripartizioni su base regionale degli stanziamenti destinati agli interventi nelle aree depresse, eventualmente ricompresi nell’ambito delle intese istituzionali di programma. Il riparto delle risorse tra i diversi fondi strutturali comunitari sara’ effettuato sulla base delle tipologie di azione individuate nell’ambito del programma di sviluppo del mezzogiorno e dei singoli programmi operativi.

5.3 la programmazione delle risorse finanziarie.

Il cofinanziamento nazionale pubblico dei programmi sara’ assicurato da risorse statali e regionali che, in linea con il precedente ciclo di programmazione, sono stimate in quote rispettivamente dell’ordine del 70% e del 30%. Inoltre, per garantire un vasto afflusso di risorse finanziarie esterne verso il mezzogiorno, particolare attenzione dovra’ essere rivolta nel favorire la partecipazione del capitale privato alla finanza di progetto, per il cofinanziamento delle iniziative programmate. La programmazione finanziaria terra’ conto dei vincoli e dei requisiti relativi al profilo intertemporale di spesa, attraverso la definizione nel dpef di un quadro finanziario unico di tutte le risorse pubbliche disponibili per il mezzogiorno per il periodo 2000-2006, con riferimento alle quattro componenti di spesa di cui al punto 1, lettera c). Occorrera’ altresi’ tener conto della sovrapposizione nel biennio 2000-2001 tra precedente e nuovo ciclo di spesa dei fondi strutturali comunitari; dei tempi necessari affinche’ le risorse siano orientate su nuovi progetti di piu’ elevato standard qualitativo; dell’esigenza di concentrazione delle spese nel primo quadriennio della nuova fase di programmazione; dell’opportunita’ di anticipare la chiusura della nuova fase di programmazione.

6.sistema di attuazione, di valutazione ex ante, di verifica e di monitoraggio del psm.

Per consentire lo sviluppo dell’attivita’ di valutazione ex ante, di verifica e di monitoraggio del psm, in una logica di rafforzamento delle pubbliche amministrazioni ai fini di un piu’ efficace orientamento dell’attivita’ di programmazione, viene definito un complesso di azioni incentrate sulle seguenti linee: rapida predisposizione, da parte delle amministrazioni aventi compiti di coordinamento generale, settoriale e trasversale degli schemi operativi di riferimento per la programmazione e degli indicatori finanziari e d’impatto degli obiettivi; celere attivazione dei nuclei di valutazione e verifica degli investimenti pubblici, integrati nel sistema statistico nazionale – cosi’ come previsto dall’art. 1 della legge contenente “misure in materia di investimenti, delega al governo per il riordino degli incentivi all’occupazione e della normativa che disciplina l’inail, nonche’ disposizioni per il riordino degli enti previdenziali” (collegato alla Legge Finanziaria 1999) approvata dal Senato l’11 maggio 1999, attualmente in corso di pubblicazione – anche al fine di consentire l’alimentazione del sistema di monitoraggio degli investimenti pubblici (mip), a partire dalle Regioni del mezzogiorno; predisposizione degli schemi di rilevazione per consentire l’entrata a regime del sistema di monitoraggio degli investimenti pubblici (mip), attraverso un raccordo con le esperienze di monitoraggio gia’ avviate da parte di altre amministrazioni; potenziamento delle attivita’ di valutazione ambientale e strategica e di monitoraggio.

7. Regole per una piu’ efficiente ed efficace attuazione della programmazione.

Nell’ambito del programma di sviluppo del mezzogiorno dovranno essere definiti criteri e strumenti per assicurare: la celere attuazione di programmi e progetti ritenuti prioritari a livello locale e con forte impatto di sviluppo sul territorio, con particolare riferimento ai programmi integrati di sviluppo; un idoneo sistema incentivante, in grado di premiare le situazioni di maggiore efficienza ed efficacia nella realizzazione, scoraggiando situazioni di mancata realizzazione degli interventi, sia rispetto agli obiettivi che alla tempistica di attuazione. Per tenere conto dell’efficienza e dell’efficacia dei programmi e’ istituita una riserva di performance del 10%, da assegnare sulla base di criteri di valutazione che dovranno essere definiti a priori attraverso forme partenariali.