20.06.2024 – IL 41% DELLE IMPRESE ALBERGHIERE, DI RISTORAZIONE E DI TRASPORTO SU GOMMA UTILIZZA INTERNET PER ACQUISIRE CLIENTELA

COMUNICATO STAMPA

Presentato il Rapporto “Piattaforme, imprese e lavoro nel mercato del turismo, della ristorazione e dei trasporti su gomma in Italia”

INAPP: “IL 41% DELLE IMPRESE ALBERGHIERE, DI RISTORAZIONE E DI TRASPORTO SU GOMMA UTILIZZA INTERNET PER ACQUISIRE CLIENTELA”

Forlani: “L’economia delle piattaforme digitali offre alle imprese opportunità in termini di ampliamento, diversificazione delle quote di mercato, riorganizzazione della produzione, della pubblicità e del marketing” – ma ricorda che – “nel triennio interessato dal rapporto, l’Italia che, per prima, ha dovuto fronteggiare le conseguenze del diffondersi dell’epidemia da Covid-19, ha sperimentato un’accelerazione della diffusione della digitalizzazione che è un bene, ma questa va regolamentata perché le aziende che investono nel digitale non devono subire costi eccessivi di intermediazione derivanti da squilibri di potere nel mercato dell’economia digitale”.

Roma, 20 giugno 2024 – Senza l’utilizzo dell’online il settore terziario non va lontano. Lo utilizzano per acquisire nuova clientela quasi il 20% delle aziende, percentuale che sale al 41% nel comparto del turismo. Il fatturato intermediato dalle piattaforme digitali rappresenta quasi un quinto dei ricavi nelle imprese utilizzatrici della ristorazione e dei trasporti su gomma, e intorno alla metà del giro d’affari in quelle del settore del turismo. Sono soprattutto le piattaforme digitali, le commissioni richieste infatti per questi servizi ammontano mediamente al 16,7% nel 2021.

È quanto emerge dal nuovo Rapporto di ricerca “Piattaforme, imprese e lavoro nel mercato della ristorazione, del turismo e dei trasporti in Italia. I risultati dell’Indagine Inapp DPS” presentato oggi dall’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche).

Il lavoro si basa sui dati raccolti dall’indagine “Inapp Digital platform survey”, che per la prima volta ha intervistato, nel corso del 2022, un campione di 40mila imprese, che comprende anche le aziende con meno di 3 addetti, rappresentativo delle 298.991 imprese operanti in Italia nei settori della ristorazione, del turismo e dei trasporti terrestri.

Nella ristorazione, è il 68% dei contratti stipulati dalle aziende con le piattaforme (37% nel turismo) che prevede clausole di dipendenza per l’incasso dei pagamenti e sette volte su dieci le condizioni contrattuali derivano dall’imposizione di clausole unilaterali. Così come unilaterali sono le richieste di modifica contrattuale da parte delle piattaforme (32% nel turismo e 20% nella ristorazione). Inoltre, un’impresa su 4 nella ristorazione non ha accesso a informazioni sulla propria clientela, una su 8 nel turismo, con possibili ripercussioni per quanto riguarda le strategie di mercato.

In particolare, il Rapporto evidenzia che il 41% delle imprese alberghiere, di ristorazione e di trasporto su gomma utilizza internet per acquisire clientela. Tra le altre caratteristiche si sottolinea che:

  • le imprese che utilizzano piattaforme digitali hanno mediamente più occupati rispetto a quelle che utilizzano canali tradizionali;
  • l’8% delle imprese della ristorazione e del turismo fattura più attraverso le piattaforme che tramite altri canali;
  • il 4% delle imprese della ristorazione e del turismo utilizza una sola piattaforma.

Il rapporto INAPP mette, altresì, in guardia sui rischi di dipendenza tecnologica, finanziaria e sullo squilibrio di potere nel mercato, posto che tutte le piattaforme leader sono multinazionali e non italiane.

A conclusione della presentazione il presidente dell’INAPP, Natale Forlani ha evidenziato che “l’economia delle piattaforme digitali offre alle imprese opportunità in termini di ampliamento, diversificazione delle quote di mercato, riorganizzazione della produzione, della pubblicità e del marketing, ma ricorda che nel triennio interessato dal rapporto, l’Italia che, per prima, ha dovuto fronteggiare le conseguenze del diffondersi dell’epidemia da Covid-19, ha sperimentato un’accelerazione della diffusione della digitalizzazione che è un bene, ma questa va regolamentata perché le aziende che investono nel digitale non devono subire costi eccessivi di intermediazione derivanti da squilibri di potere nel mercato dell’economia digitale”.

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